lunedì, 25 Novembre, 2024
Società

Smentita di Mosca che ammette attacco al porto di Odessa

Dopo il bombardamento al porto di Odessa, avvenuto a poche ore dall’accordo raggiunto per l’esportazione del grano ucraino, il Cremlino aveva negato ogni responsabilità, ma di fronte all’evidenza è stata la portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, ad ammettere che “missili Kalibr hanno distrutto delle infrastrutture militari con un attacco ad alta precisione”.

Un atto fortemente simbolico, l’attacco a Odessa, con il quale Putin ha fatto capire che l’intesa per sbloccare i porti non è affatto l’anticamera di un imminente cessate il fuoco. Anzi, in mattinata, dopo diverse settimane, sono risuonate le sirene anche a Kiev, mentre Kharkiv, la seconda città del Paese, rimane pressoché deserta.

Anche ieri nella metropoli dell’est, a quaranta chilometri dal confine russo, un intenso bombardamento sulla locale facoltà di economia ha causato un morto e diversi feriti mentre migliaia di persone, nei quartieri settentrionali, sono tuttora senza acqua, gas ed elettricità. I fronti più caldi, in questo week-end, sono risultati sostanzialmente due. Uno è quello del Donbass, dove i lanciarazzi Himars arrivati dagli Stati Uniti hanno parzialmente respinto l’avanzata di Mosca nella regione di Donetsk.

Il Cremlino sperava probabilmente di conquistare a breve tutta l’area sud-orientale ed annunciare il raggiungimento dell’obiettivo “minimo” di questa guerra ma dovrà faticare ancora per piantare le bandierine su tutto il Donbass. Il secondo epicentro del conflitto si è spostato invece nella parte centro-meridionale. Le forze armate ucraine, stando alle dichiarazioni odierne di Zelensky, starebbero avanzando nella regione di Kherson, la prima grande città caduta sotto il controllo russo.

La controffensiva di Kiev starebbe garantendo risultati quasi insperati e potrebbe dare nuovo slancio all’invio di armi dalle cancellerie occidentali. Gli Stati Uniti stanno valutando la possibilità di fornire, per la prima volta dal 24 febbraio, i propri caccia all’esercito ucraino. Nell’entourage di Biden prevale la prudenza, anche perché un contributo così importante nella guerra aerea rappresenterebbe per Mosca un ulteriore atto di ostilità della Nato nei propri confronti, ma l’opzione è sul tavolo e non è escluso che una prima squadra di piloti di Kiev possa volare Oltreoceano o nelle basi Usa in Europa per iniziare l’addestramento. La Francia, nel frattempo, ha annunciato l’invio di altri sei cannoni semoventi Caesar, che finora si sarebbero rivelati molto utili, ma anche Gran Bretagna e altri partner occidentali potrebbero inviare a breve nuove armi. Anche per questo le sorti del conflitto appaiono incerte. L’unica cosa certa è che all’orizzonte non si intravede nessun segnale di tregua.

In serata, infine, l’amministrazione portuale ucraina, nonostante i bombardamenti di ieri, ha annunciato l’imminente preparazione logistica dei porti di Odessa, Chornomorsk e Pivdenny per la ripartenza dei cargo di grano dopo l’intesa di Istanbul. “L’arrivo e la partenza delle navi verso i porti marittimi indicati saranno effettuati formando una carovana, che sarà accompagnata dalla nave di testa”. È l’unico spiraglio positivo in questa ennesima domenica di guerra.

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