mercoledì, 18 Dicembre, 2024
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Crisi. I mercati ci guardano

Da oggi fino alla scadenza naturale della legislatura, nel marzo prossimo, occorre rinnovare titoli del debito pubblico per 341,8 miliardi euro più euro meno. Scadono, infatti, Btp per 202,6 miliardi di euro, arrivano a fine corsa 103,6 miliardi di Bot, 23,1 miliardi di Cct e 12,4 miliardi di Ctz. L’onere del debito è già aumentato, spinto dal rialzo dalla spinta dei mercati: il tasso medio ponderato sui titoli di stato che era vicino allo zero adesso è vicino all’1%.

I mercati in questo momento hanno troppe cose di cui preoccuparsi: è vero che il debito resta elevato ma oramai iniziamo ad essere in buona compagnia, con diversi Paesi intorno alla soglia psicologica del 100%; nonostante ciò si dovrebbe mostrare prudenza e responsabilità in quanto i mercati restano attenti.

Scenari sui portafogli

Nello scenario di una crisi aperta e non ricomponibile, il conto per l’Italia sarebbe pesante. I numeri sono espressi in maniera chiara su Milano Finanza. Si perderebbero 145 miliardi di mancati incassi dal Pnrr: la cifra stanziata per l’Italia è di 191,5 miliardi, di cui 46 sono stati incassati nel frattempo. Fra agosto e settembre dovrebbero essere pagati 21 miliardi ma, in assenza di Draghi, potrebbero non arrivare. Piazza Affari, come si è visto il giorno della crisi, quando gli investitori hanno venduto titoli per 20 miliardi, In caso di nuove elezioni potrebbe arrivare a perdere il 5%. Arrivare a un conto di 200 miliardi complessivi non è difficile.

Ai conti bisogna aggiungere il danno causato dalla fiammata dello spread, ovvero il differenziale fra il Btp decennale e il Bund tedesco. Draghi è arrivato a febbraio 2021 e lo spread era a 92 punti circa, più che raddoppiato a 199 prima della crisi, complice il movimento di rialzo dei tassi globale, ha toccato i 222 punti il giorno delle dimissioni poi rifiutate. Per Credit Suisse il vero scudo è Mario Draghi al quale si chiede un whatevr it takes a tutela dell’Italia per la seconda volta dopo quello pronunciato 10 anni fa da Governatore della Bce.

Puntare sui Pac

Come sempre in questi momenti, e come analizzato anche nel primo articolo di questa rubrica due anni or sono, comprare attraverso i piani di accumulo può rappresentare una scelta saggia, lungimirante e strategica.

Con i PAC è importante non perdere mai di vista la ragione per cui si investe e operare in un’ottica di lungo termine. Il tempo, infatti,  aiuta a rendere possibile un obiettivo e a gestire la volatilità dell’investimento, riducendo l’impatto emotivo di un eventuale andamento negativo dei mercati finanziari. Una ricerca di Fidelity, tra le più grandi case d’investimento al mondo, evidenzia che su base storica tanto maggiore è la durata degli investimenti, tanto minore è la probabilità di registrare perdite, mentre aumenta la possibilità di ottenere profitto.

Quando si comprano abiti, mobili o qualunque altra cosa, si cerca sempre il prezzo più conveniente, in modo da poter acquistare di più e meglio. Lo stesso principio vale anche per gli investimenti. Con i PAC, a seconda della data in cui si  investe, si compreranno più quote del fondo nelle fasi di ribasso e meno quote nella fase di rialzo. In questo modo l’acquisto delle quote avverrà ad un prezzo medio (c.d. “mediazione del costo di entrata”) consentendo un’esperienza di investimento più tranquilla ed evitando i rischi legati al market timing.

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