È proprio una strana vicenda. Sulla quale sia Draghi sia le forze della maggioranza dovrebbero fare chiarezza. L’ Italia, sette giorni fa, presenta al Segretario generale dell’Onu, un piano in 4 punti per mettere fine alla guerra scatenata dall’invasione russa.
A Mosca alcuni dicono di non saperne niente, altri, come l’ex presidente Medvedev, lo deridono: è costruito su fake news.
E in Italia? Ci si aspetterebbe un dibattito approfondito sulle proposte della nostra diplomazia. Soprattutto da parte dei due partiti che usano la parola pace come un mantra liberatorio. Salvini e Conte sono da tempo sulle barricate contro la politica euro-atlantica di Draghi. Da tempo chiedono di non mandare armi e di parlare di pace, come se le due cose fossero in contrasto. Senza le armi dell’Occidente, gli ucraini si sarebbero arresi in pochi giorni e l’unica pace sarebbe stata quella imposta da Putin. È un ragionamento semplice che però non riesce ad entrare nella logica interrotta di politici e personaggi più o meno pittoreschi dei talk show.
Ma prendendo per buona la vocazione pacifista di Conte e Salvini uno immagina che di fronte ad un piano di pace dell’Italia i due si pronuncino o chiedano un dibattito in Parlamento. Niente di tutto questo. Come se nulla fosse. Conte, che non ama Di Maio e non perde occasione per sconfessare il suo ministro degli esteri, si limita a dire che non basta uno sforzo della domenica”. Grande contributo sul tema. Salvini tace inspiegabilmente. Eppure potrebbe entrare nel merito e far pesare tutta la sua competenza in materia. Niente.
Di Maio ha precisato che si tratta di un lavoro allo stato embrionale anche perché la guerra sarà lunga.
L’opinione pubblica esige un po’ di chiarezza. Vorremmo sapere se questo piano è scappato via dai cassetti di una scrivania della Farnesina senza che Palazzo Chigi ne sapesse nulla o se il governo italiano ne era al corrente e ne ha autorizzato la presentazione all’Onu. Vorremmo sapere cosa ne pensano i partiti della maggioranza, Vorremmo sapere se Draghi lo ritiene una buona base di partenza, una bolla di sapone che si sgonfia al sole o un progetto da proporre più in là o in un contesto diverso.
In ogni caso non sarebbe male se si avviasse un dibattito concreto sui singoli punti del piano, magari in Parlamento, per migliorarlo o renderlo più efficace. Ci aspettiamo che Salvini se ne faccia promotore presso il partito di Putin con cui la Lega ha ottimi rapporti. Sarebbe un gesto di concreto pacifismo. E ci aspettiamo che Conte faccia altrettanto con i suoi interlocutori di Pechino il cui silenzio su questa guerra che sta affamando mezzo mondo è davvero imbarazzante.
Chiediamo troppo?