Fa quasi tenerezza vedere quelli che si definivano i fautori e i protagonisti di una rivoluzione nel linguaggio e nei riti delle politica ripercorrere in termini più ambigui e talvolta grotteschi i sentieri comportamentali aborriti, quelli della vituperata prima repubblica.
Per oggi, infatti, è convocato un vertice della maggioranza per una verifica ulteriore di un approdo comune su temi scottanti del momento, dalle sorti dell’industria siderurgica alla fisionomia definitiva di una manovra finanziaria che cambia ogni giorno nei suoi contenuti e che così ha raggiunto l’obiettivo di essere contestata dagli enti locali, dagli imprenditori, dai sindacati, dai lavoratori autonomi e dal terzo settore.
C’è una differenza sostanziale fra i vertici e le verifiche della prima repubblica e le attuali. Allora le coalizioni erano formate da partiti animati, pur nelle differenze, di comuni convinzioni sui fini generali da perseguire e con equilibri garantiti dalla presenza, al centro, di un grande partito, la DC, capace di interpretare l’anima profonda del Paese, di rappresentare classi sociali e interessi diversi e di saperne comporre a sintesi gli obiettivi.
Tutto questo oggi non c’è più ed è semplicemente ridicola l’analisi di quegli osservatori politici che si erano avventurati ad individuare nel M5s un partito potenzialmente simile alla Dc, così come sono vanificati sia il disegno di Renzi, di fare del PD il partito della nazione, quindi pluralista e interclassista, sia il tentativo di fare di Forza Italia un asse centrale del sistema democratico.
La conseguenza è uno stato di inerzia e di impotenza progettuale della politica: lo è anche l’attuale coalizione dove sempre più faticosamente convivono movimenti politici fra di loro genericamente diversi e alternativi e la convivenza si tramuta in un condominio rissoso dove ognuno mira a tutelare le proprie bandierine.
Si sta cosi accentuando il solco tra istituzioni e società: occorrono idee nuove e forti e un pizzico di audacia per ricostruire, con quanti sono già disponibili, un’area di sicurezza democratica capace di far fronte alle sfide del tempo che viviamo.