Strumenti carcerari inadeguati
Talvolta, la forza e l’amore imprescindibile di una madre sono le uniche armi per salvare la vita di un figlio. Loretta, attrice, coreografa e autrice, svela attraverso questa testimonianza, la sua complessa missione di madre e quella di un inaspettato impegno sociale, che si scontra con l’inadeguatezza degli strumenti sanitari, legislativi e istituzionali cui si rivolge per tentare di recuperare una vita allo sbando, riuscendo a mettere sotto i riflettori emergenze scottanti.
I pazienti psichiatrici non possono essere curati in carcere
La Rossi Stuart da anni lotta per difendere i diritti del figlio, ottenendo un riconoscimento da parte della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, cui è seguita la recente sentenza della Corte Costituzionale che impone una regolamentazione delle Rems, residenze per l’esecuzione delle misure di sicurezza. L’argomento è complesso e sembra distante da tutti noi ma, così come è accaduto a lei, può capire a chiunque di ritrovarsi improvvisamente ad avere un confronto con realtà molto dure: la dipendenza da sostanze stupefacenti, un figlio con fragilità psichiche, le comunità che in casi di persone “a doppia diagnosi” si rivelano inadeguate. Infine, il carcere spesso costretto a detenere pazienti psichiatrici, senza le necessarie cure.
Un libro perché la società diventi più civile e umana
Una vera storia d’amore e di guerra narrata tra le pagine di un libro-diario, dove traspare tutto il bene del mondo che Loretta spera sempre possa bastare a liberare il “suo” ragazzo interrotto, dall’imminente catastrofe che li ha travolti senza troppa compassione. “Io, combatto” vuole illuminare, se possibile, il cammino incerto di tante madri, papà, ragazzi. L’autrice si mette a nudo, sospinta dal desiderio di superare lo stigma e trasformare una dura prova, per lei e per suo figlio, in una prospettiva di crescita e sviluppo della società civile.