La dimensione onirica ha da sempre significato il culmine dell’ossimoro: poiché del tutto irreale da un punto di vista pratico eppure disvelatrice delle verità più recondite. Di quella parte del subconscio che non si rende evidente durante la veglia. Non intendo ripercorrerne la storia, né richiamarmi all’indagine freudiana. La mia è una spinta assai più egoistica ed egoriferita e che parte dalla volontà di comprendere se assecondare quella riposta nel sogno oppure lasciarla lì, lambita da quel mondo fumoso: fatto di chiaroscuri, di gradazioni di luce che si sovrappongono fra di loro e si perdono non appena s’aprono gli occhi.
IL DESIDERIO COME FATTO
Le volontà custodite dai sogni, attengono allo stato iniziale di desiderio o meglio di òrexis che si apre alle possibili evidenze pratiche ed empiriche pur mantenendo la sua natura teorica. Il sogno allora è o non è un fatto? Come può diventare espressione di quella volontà senza radici eppure così ben radicata nella potenzialità della mente? Ecco, cosa significa effettivamente realizzare un sogno? Non metaforicamente, come nell’uso comune, realizzare un progetto – ma propriamente un sogno: qualcosa che ci fa visita tutte le notti, magari sempre lo stesso; una commistione di cirro, nembostrato e cumulo che si renda carne, percettibile e tangibile. In una realtà felliniana che vive un’unione delle due cose e le rende l’una necessaria e conseguente all’altra.
NON VOGLIO REALIZZARE
Non occorre avere la testa tra le nuvole per entrare in questo tipo di realtà e nemmeno addentrarsi in specifiche discipline di meditazione spirituale, né sottoporsi ad ipnosi o assumere particolari sostanze. Si può essere anzi lucidissimi, pur alternando il circostante con il mondo interiore: adoperando la sensibilità intellettiva, che poco ha che fare con l’istinto ed i suoi impulsi. Una sensibilità che è intelligenza emotiva e ci consente di leggere dentro le nostre stesse pulsioni. Quelle attinenti ai desideri che vorremmo rendere fatti reali, ai sogni appunto che vorremmo concretizzare. Ecco, se la mia ambizione più pura è quella di concretizzare ciò che da un po’ di tempo sogno ogni notte, mi chiedo perché ancora non l’abbia fatto; forse perché non tutto quello che sogno, è quello che poi vorrei fare.