Non sarebbe una novità, se non fosse la voce unanime di Difesa, Agenzia per la Cybersicurezza, Parlamento, e tecnici.
E la Bce, ancora per bocca del nostro Membro del board, Fabio Panetta, rincara la dose, parlando di “far west” di criptomonete e di una possibile bolla peggiore di quella dei subprime, come ha ricordato la vice direttrice dell’Agenzia nazionale sulla cybersecurity Nunzia Ciardi.
In un convegno di ieri alla Camera, organizzato dal mio centro di ricerca (CRST), abbiamo fatto il punto su quella che definisco l’endiadi “cybersecurity” e “criptovalute”.
Affrontare le sfide, prima possibile, e meglio sarà per il Paese. Questo ha affermato il Sottosegretario alla Difesa Giorgio Mulè, che ha chiuso i lavori del seminario.
Con decine di migliaia di attacchi quotidiani rilevati dal nostro Cor Difesa, di cui ha parlato il Generale Sergio Antonio Scalese, altrettanti dalla ACN, non si può più ignorare – aggiunge chi scrive – che siamo indietro legislativamente più che tecnicamente.
A livello europeo ancora si discetta di difesa unica, di intelligence condivisa, ma poi non esistono protocolli uniformi per prevenire e perseguire un attacco cyber.
Dobbiamo ancora definire le regole di ingaggio, quelle della cosiddetta “attribuzione”, cioè chi e come perseguire penalmente a seguito di hackeraggi e cybercrimes.
Un rapporto del “German Institute for International and Security Affairs” dettagliatamente analizza casi e questioni, impietosamente evidenziando i gap europei e la lentezza nell’adeguamento delle normative. Serve un nuovo codice di guerra (o della “non pace”, come l’ha efficacemente chiamata Mulè).
E il settore crypto, compresi gli asset e i token, resta ancora nelle discussioni accademiche e in qualche coraggioso provvedimento/raccomandazione di autorità di vigilanza.
Intanto, secondo Eurojust, oltre il 60% delle organizzazioni criminali europee usa cryptovalute nelle sue azioni.
Sia chiaro, non sono il male assoluto. L’ho scritto più volte dalle colonne di questo giornale. L’Ucraina ha ricevuto molte donazioni e fondi grazie a questi strumenti innovativi di pagamento; ma attualmente, la circolazione non è “monetaria”, e questo non può che preoccuparci.
*Direttore del Crst