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Povera Italia!

giovedì, 31 Ottobre 2019
1 minuto di lettura

Non è un’esclamazione, ma una constatazione. Sulla base dei dati forniti dall’OCSE, la ricchezza del nostro Paese è ferma a 20 anni fa. Quindi siamo più poveri e continueremo ad impoverirci di più, se continuiamo ad andare indietro così. Avete mai sentito un politico, di qualunque parte, sbattere questa verità in faccia agli italiani nei debordanti e inutili talk show, nei comizi di fronte a folle… oceaniche…, nelle tonnellate di tweet e self-interviste su Facebook? No.

Di tutto si parla – e spesso male – fuorché di questo dato. Come se si trattasse di un’inezia. Poi c’è qualche sconsiderato buontempone che prefigura, in questo contesto, pure un boom economico… Ma lasciamo stare.

In un Paese così malridotto, i politici dovrebbero fare a gara a inventare e proporre ricette per far ripartire vorticosamente l’economia. E invece tutti si scannano a illudere gli italiani su come dividerci la torta, che si fa sempre più piccola. Ogni tanto qualcuno mi chiede se l’Italia crollerà e se abbiamo toccato il fondo. Rispondo parafrasando una frase di Ugo La Malfa, che ci ha lasciato 40 anni fa: i Paesi non crollano, degradano; il fondo non esiste, si può scendere sempre più in basso. Sarebbe ora di svegliarci, di smetterla di essere accidiosi, di liberarci dell’invidia sociale e di porci una sola domanda: vogliamo continuare a impoverirci o vogliamo invertire la marcia seriamente? Se, come credo, scegliamo la seconda opzione, allora dobbiamo fare il contrario di quello che abbiamo fatto negli ultimi 20 anni e più: sbaraccare la burocrazia, ridurre le tasse, far ripartire gli investimenti privati, attirare capitali dall’estero e ritrovare lo spirito dell’Italia del dopoguerra quando ci si rimboccava le maniche, si inventavano prodotti, ci si dava fare senza indolenza e così ci si liberava dalla povertà. Questo sì che sarebbe il “cambiamento”, altro che le pingui elemosine del reddito di cittadinanza, le illusioni di quota 100, e la ricerca di nuovi protettori internazionali che ci comprino il debito. Purtroppo questa consapevolezza non c’è né nei politici né tra i cittadini e quindi… diventeremo ancora più poveri. Ma non prendiamocela con gli altri!!!

Giuseppe Mazzei

Filosofo, Ph.D. giornalista, lobbista, docente a contratto e saggista. Dal 1979 al 2004 alla Rai, vicedirettore Tg1 e Tg2, quirinalista e responsabile dei rapporti con le Authority. Per 9 anni Direttore dei Rapporti istituzionali di Allianz. Fondatore e Presidente onorario delle associazioni "Il Chiostro - trasparenza e professionalità delle lobby" e "Public Affairs Community of Europe" (PACE). Ha insegnato alla Sapienza, Tor Vergata, Iulm e Luiss di cui ha diretto la Scuola di giornalismo. Scrivi all'autore

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