Il videomaker del gruppo ha postato un flash sui bombardamenti. Hashtag: #war. Chissá come stanno Julie, Elizaveta, Irakli ed Evgeni, giovani vite parte di un collettivo di artisti della scena di Kiev. Mi hanno conquistato in pochi attimi. Colpa del tuo lavoro, sussurra sorniona una collega. Sará. Sará che ho scoperto non esserci niente di piú bello che vedere all’opera quell’energia creativa che mai come a vent’anni profuma di libertá, tipo aria fresca in una bella mattina di primavera.
Il terzo fronte della guerra
L’arte, le idee, la cultura sono la quintessenza della libertá. Julie, Elizaveta, Irakli ed Evgeni erano liberi anche perché facevano cultura. Per questo hanno molto peso le parole di Nadine Dorries, ministro britannico della Cultura, che non ci ha girato troppo intorno e ha detto che “la cultura è il terzo fronte della guerra in Ucraina”. Le armi. I soldi. La cultura.
Agli artisti russi viene infatti chiesto di prendere una posizione netta e chiara contro la guerra. Invece, quando non il silenzio, talune risposte sono suonate piuttosto timide. Per esempio, riporta Politico, la star dell’opera russa Anna Netrebko ha cancellato una serie di spettacoli dicendo che “non era il momento giusto per esibirsi e fare musica”, aggiungendo in un post sui social media di essere “contraria a questa guerra”. Ma poi ha anche espresso disagio per gli artisti costretti “a esprimere le proprie opinioni politiche in pubblico e a denunciare la loro patria”. In altri termini, un’espressione di libertá non può essere usata come arma di guerra.
La cultura, profumo di libertá
Difficile darle torto. Come pure è ovvio che la messa al bando degli autori russi dalle universitá lasci quantomeno perplessi perché significa soffocare le diversitá di cui la cultura èportatrice sana. Piuttosto, è auspicabile che ciascuna universitá garantisca supporto agli studenti che possano provare un senso di smarrimento in queste giornate disgraziate.
Tuttavia, è altrettanto vero che, ora come non mai, abbiamo bisogno non solo di persone intellettualmente libere, ma anche che i protagonisti del mondo culturale formino un fronte unico mettendo insieme le proprie voci in difesa delle nostre e delle loro libertá.
Insomma, un coro di “non in mio nome” perchè ci sono momenti, come quello che stiamo vivendo, in cui tenere accese le fiammelle della ragione e della veritá può contribuire a fare la differenza tra la vita e la morte. Questa dunque l’occasione per scegliere tra barbarie o bellezza.