“Anche i numeri degli ultimi cinque anni dicono che il reclutamento dei docenti è completamente da rifare: le immissioni in ruolo dell’ultimo lustro, infatti, si sono realizzate per nemmeno il 44% rispetto ai posti autorizzati dal Mef. La percentuale deriva da uno studio pubblicato oggi da Orizzonte Scuola: tra il 2016 e il 2021 appena 167mila insegnanti hanno firmato il contratto a tempo indeterminato, a fronte di 386mila cattedre autorizzate da Mef. Alla fine, sono 220mila le mancate risposte alle convocazioni per essere assunti. E la supplentite continua a dilagare”. Lo afferma l’Anief in una nota.
Marcello Pacifico, presidente Anief, ha ribadito ieri in Senato e in una video-intervista a Teleborsa quale è la strada da intraprendere per superare la supplentite cronica e le mancate immissioni in ruolo: “Sembra impossibile a realizzarsi, ma abbiamo il record di posti vacanti e di supplenti ma non riusciamo a farli venire incontro: il fallimento è palese. È chiaro che occorre cambiare le regole: quindi, inseriamo il doppio canale di reclutamento, che permetta di chiamare i supplenti dalle stesse graduatorie con cui vengono chiamati ogni anno con contratti a tempo determinato. Inoltre, portiamo nell’organico di diritto tutti i posti vacanti in organico di fatto, specialmente quelli in deroga di sostegno per migliorare gli apprendimenti e garantire maggiore sicurezza”.
“I posti vacanti già ora sono tantissimi e aumenteranno – continua Pacifico – perché bisogna sdoppiare le classi, non solo per combattere il Covid, ma anche per alzare la qualità della didattica. Inoltre, è importante che tutti gli alunni disabili abbiano l’insegnante di sostegno per le previste. Infine, bisogna consentire subito a chi non è abilitato o specializzato di conseguire l’abilitazione. Basta precarietà, disparità di trattamento, sospensioni o riduzioni dello stipendio e licenziamenti. L’Anief ha vinto le sue battaglie in Europa ed ora è arrivato il momento che in Italia finalmente si metta fine all’abuso dei contratti a termine: la vittoria che abbiamo ottenuto con il Comitato europeo per i diritti sociali e in Consiglio d’Europa sono solo l’inizio”.