Quando Mattarella scenderà dal Colle più alto il Governo sarà più debole. Se, poi, la maggioranza si spaccherà sul nuovo Presidente, il Governo sarà ancora più fragile. Nel 2022 comincerà una lunga campagna elettorale, Draghi non farà il san Sebastiano vittima delle frecce dei partiti: potrebbe dimettersi rendendo inevitabili le elezioni anticipate.
Questo lo scenario che si legge tra le righe delle parole di Draghi che tanto hanno scandalizzato alcuni commentatori e spiazzato i partiti.
Se tutto questo diventasse realtà, Draghi uscirebbe di scena, lasciando Palazzo Chigi e non potendo più salire al Quirinale già occupato da un altro. L’Italia si priverebbe della “risorsa” Draghi di cui ha ancora bisogno. In questo scenario si inserisce l’ipotesi che il Presidente del Consiglio sia eletto al Quirinale per tentare di tenere in piedi la stessa maggioranza e in ogni caso tranquillizzare l’Europa e i mercati.
Come si vede il ragionamento è sottile e non si può banalizzare come se si trattasse di assecondare un’ambizione personale. In gioco c’è ben altro.
Tutti i partiti -eccetto Fratelli d’Italia- colti di sorpresa, in coro si sono affrettati a confermare a Draghi stima e fiducia considerandolo il miglior Presidente del Consiglio possibile fino alla fine della legislatura.
Solo qualche malalingua può attribuirgli il cinismo di volersi sbarazzare il prima possibile della responsabilità del Governo per salire nell’Olimpo tranquillo del Quirinale e passare il tempo nei “giardinetti” meravigliosi del Palazzo
Le parole di Draghi non sono state un capolavoro di comunicazione ma hanno posto all’attenzione dei partiti problemi seri.
Senza Mattarella governo più debole
Il primo. Senza l’ombrello protettore di Mattarella il suo Governo diventa più fragile. Verissimo. Quello attuale è un governo di unità nazionale nato per un’iniziativa straordinaria del Presidente che ha rivolto un appello ai partiti affinché si mettessero insieme sotto la guida di Draghi. Senza Mattarella il Governo perde il suo nume tutelare e garante.
E questo ci porta al secondo problema.
Maggioranza divisa sul Quirinale? Il precedente della fine del Patto del Nazareno
La maggioranza attuale è un miracolo, se si spacca sul nome del Capo dello Stato -Draghi o non Draghi- il governo ne subirà necessariamente conseguenze. Renzi obietta che per eleggere Mattarella si aggregò una maggioranza diversa da quella del suo governo dell’epoca. Ma non dice che la rottura del patto del Nazareno con Berlusconi sul Quirinale ebbe una conseguenza politica sul suo governo che perse il sostegno di Forza Italia. Quindi, Draghi non ha detto nulla di abnorme.
Il governo, anche se presieduto da Draghi, sarà più debole se il prossimo Presidente sarà eletto da una maggioranza diversa da quella che sostiene l’Esecutivo.
Un anno di campagna elettorale? Ingestibile per Draghi
Terzo problema. Se il Governo sarà indebolito da una frattura della maggioranza sul Colle, il rischio del voto anticipato si farà concreto. Draghi Non starà al palo a gestire le impossibili mediazioni tra partiti che si sentono già in campagna elettorale e lascerà accelerando lo scioglimento delle Camere.
Invece di affrettarsi a replicare scandalizzati, i partiti farebbero bene a riflettere su questo scenario, se davvero ci tengono a non sprecare la personalità più prestigiosa di cui l’Italia oggi dispone.