0

La variante inflazione preoccupa Draghi: tagli alle bollette, non alla crescita

mercoledì, 1 Dicembre 2021
1 minuto di lettura

L’aumento dei prezzi comincia a pesare sulla ripresa economica un po’ ovunque. Ormai si è capito che non si tratta più di una fiammata momentanea legata al vorticoso “rimbalzo” delle produzioni, dei commerci e dei consumi. C’è una componente di medio periodo, che si spera non divenga lungo. Si tratta dei costi sempre più alti delle materie prime, dell’energia e delle distorsioni create nelle catene di fornitura dalla pandemia.
Per ora Draghi si mostra tranquillo e punta solo a ridurre gli effetti negativi sulle fasce sociali meno abbienti per le quali si profila un altro intervento per alleggerire le bollette di luce e gas.

 

Si tratta sicuramente di una decisione giusta e tempestiva che non agisce sull’inflazione ma tenta di ridurne le conseguenze negative su un’ampia area sociale.

Il Presidente del Consiglio da banchiere centrale non è mai stato particolarmente terrorizzato dal mostro dei prezzi che salgono, a differenza dei suoi colleghi francesi e tedeschi. La filosofia di fondo di Draghi è stata ed è favorevole all’espansione economica e non certo a politiche restrittive. In questo modo quando era alla BCE salvò l’euro e con esso le economie europee.

Da capo del Governo italiano il suo compito è più complicato. Draghi deve tenere alta la crescita e nel frattempo augurarsi che l’inflazione non esploda. Il Presidente del Consiglio sa benissimo che una tempesta perfetta potrebbe devastare il nostro Paese se la crescita frenasse, l’inflazione accelerasse e i tassi salissero, facendo gonfiare gli spread e con essi il costo del debito pubblico

A innescare questa tempesta potrebbe essere proprio il Covid: un aumento dei contagi che imponesse restrizioni potrebbe essere l’avvio di un vortice difficile da controllare.

Per questo Draghi mette al primo posto il controllo della pandemia e punta su una crescita nel 2022 che se non proprio del 6,2% di quest’anno, si assesti almeno sopra il 4%.

Con l’inflazione al 6% la Germania sarà presto attraversata dalla solita angoscia contro il peggior incubo dei tedeschi. E inizierà la pressione per un aumento dei tassi. Per nostra fortuna a Palazzo Chigi c’è proprio la persona che più si è’ battuta nella Bce contro le misure restrittive e che farà sicuramente pesare il suo prestigio sulle scelte che dovrà prendere Christine Lagarde. Insomma, un motivo in più per tenersi Draghi a Palazzo Chigi, fino a quando sarà possibile.

 

Giuseppe Mazzei

Filosofo, Ph.D. giornalista, lobbista, docente a contratto e saggista. Dal 1979 al 2004 alla Rai, vicedirettore Tg1 e Tg2, quirinalista e responsabile dei rapporti con le Authority. Per 9 anni Direttore dei Rapporti istituzionali di Allianz. Fondatore e Presidente onorario delle associazioni "Il Chiostro - trasparenza e professionalità delle lobby" e "Public Affairs Community of Europe" (PACE). Ha insegnato alla Sapienza, Tor Vergata, Iulm e Luiss di cui ha diretto la Scuola di giornalismo. Scrivi all'autore

Lascia un commento

Your email address will not be published.

Questo modulo raccoglie il tuo nome, la tua email e il tuo messaggio in modo da permetterci di tenere traccia dei commenti sul nostro sito. Per inviare il tuo commento, accetta il trattamento dei dati personali mettendo una spunta nel apposito checkbox sotto:

Potrebbero interessarti

Bce “La crescita si rafforza ma restano le incertezze”

ROMA (ITALPRESS) – "Dopo due trimestri di calo del prodotto,…

Conte abbatte un pilastro del populismo. Mai più parole aggressive. Dialogo e rispetto

Le parole sono cose. A volte sono pietre che feriscono…