Nessuna svolta sulle pensioni. Il segnale lanciato dal Governo di poter trattare alcuni aspetti della riforma previdenziale è caduto nel vuoto, così come la disponibilità del premier Draghi ad aprire su nuovi strumenti di flessibilità in uscita. Il vertice di ieri sera a palazzo Chigi ha confermato la posizione di stallo. Con un problema i più, quello delle risorse per la riforma che non ci sono. Secondo le indiscrezioni emerse ieri sera si procederà nella discussione per definire l’intera riforma previdenziale per tappe, con incontri che il Governo fisserà “a breve, già a partire da dicembre”. In sostanza la scelta di mettere l’asticella più avanti è dettata dalla esigenza di capire quante risorse ci saranno e potranno essere utilizzate a partire dal 2022. Le fonti di governo al termine del tavolo a Palazzo Chigi con i sindacati, riferiscono che ,”non ci sono le risorse per affrontare una riforma strutturale delle pensioni”. Quella delle disponibilità economiche era già nell’aria o forse un presentimento dei sindacati che avevano sottolineato prima del vertice come i fondi erano “largamente” insufficienti per avviare la trattativa.
La situazione di stallo
Ad attendere i leader Cgil, Cisl e Uil, Maurizio Landini, Luigi Sbarra e PierPaolo Bombardieri c’erano i ministri dell’Economia Daniele Franco, del Lavoro Andrea Orlando, della Pa Renato Brunetta, e con loro il presidente del consiglio. Cgil, Cisl e Uil hanno ripetuto il loro deciso “no” alla proposta dell’Esecutivo, quella di andare in pensione – per il solo 2022 – a 64 anni di età e 38 di contributi, un ricalcolo che porta a “Quota 102” e il tutto con assegno interamente contributivo. Per il Governo dopo il 2023 si potrà tornare a discutere di riduzioni. In sintesi l’idea di fondo di Draghi e del ministro Franco è quella di “assicurare un graduale ed equilibrato passaggio verso il regime ordinario”. Ma Quota 102 è la scelta avversata dai sindacati che la sovrappongono alla tanto contestata legge Fornero, per di più Cgil, Cisl e Uil, avversano anche a un sistema contributivo per tutti.
La versione dei sindacati
Prima questione di principio posta dai leader delle tre Confederazioni è il non ritorno alla “Fornero e nemmeno Quota 102”, misure giudicate inefficaci e onerose per i lavoratori.
L’alternativa proposta è lasciare ai lavoratori la possibilità di andare in pensione a partire da 62 anni o Quota 41 (41 anni di contributi). A seguire una serie di richieste come il riscatto gratuito della laurea, prevedere una pensione di garanzia per i giovani, riconoscere gli anni di formazione e, soprattutto che i lavori “non sono tutti uguali”. L’obiettivo è allargare la platea dei lavori usuranti e gravosi che possono accedere all’Ape sociale, rendendola non una misura da prorogare di anno in anno, ma strutturale. Con alcune eccezioni favorevoli ad alcune categorie come una “super Ape sociale” da destinare, ad esempio, ai lavoratori edili con la possibilità di uscire a 63 anni di età ma con 30 anni di contributi, a fronte dei 36 attualmente necessari.
In nodo risorse
Il piano prefigurato dai sindacati dovrebbe avere una dotazione finanziaria che supera quella prevista dalla Governo, che intendere mettere in campo un mix di proposte, che vanno anche al taglio delle tasse e destinare 6 miliardi al lavoro dipendente e 2 agli autonomi. C’è infatti oltre al capitolo previdenza quelli delle politiche attive del lavoro con il piano Gol e la messa in opera degli ammortizzatori sociali universali.
L’ipotesi proposta dai sindacati, che chiedono un’uscita dal mondo del lavoro con 41 anni di contributi e indipendentemente dall’età. Era già stata accantonata nel 2019 con l’introduzione di Quota 100. La ragione? E’ troppo costosa. Secondo l’Inps peserebbe sulle casse dello Stato nel 2022 per 4,3 miliardi, che salirebbero a 9,2 miliardi a fine decennio. In media varrebbe lo 0,4% del Pil.
Le dichiarazioni a fine vertice
“Abbiamo registrato una disponibilità ad un confronto. C’è la certezza dei risultati? No. Ad oggi abbiamo la possibilità di un confronto che non era scontata”. Sottolinea il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, al termine dell’incontro a Palazzo Chigi. “Dobbiamo vedere quali saranno le risposte”, intanto gli “approfondimenti” partiranno a breve, sottolinea.
Dal governo “c’è l’impegno”, e questo “nei prossimi giorni verrà discusso anche in Consiglio dei ministri”, “ad avviare il confronto dai primi di dicembre per una verifica e una riforma più complessiva della legge Fornero. Questo per noi vuol dire flessibilità in uscita, pensione di garanzia per i giovani, ragionare sui sistemi di calcolo in base alla gravosità dei lavori”, prosegue Landini. Ci sarà “un approfondimento con i ministri Franco, Orlando e Brunetta. Dovremo fissare già la prossima settimana incontri che riguardano sia le modifiche che possono essere inserite in legge di Bilancio, su donne, giovani, lavoratori precoci e avviare il confronto dai primi di dicembre”.
“Il governo si è impegnato ad aprire un tavolo di confronto sulla revisione della legge Fornero. Un confronto che partirà a breve”. Così il segretario generale della Cisl, Luigi Sbarra, al termine dell’incontro a Palazzo Chigi. “Nei prossimi giorni partirà un tavolo al ministero dell’Economia per definire le modalità di ripartizione degli 8 miliardi contenuti in legge di Bilancio sul fisco. Per noi queste risorse vanno destinate interamente a ridurre il peso della tassazione sui lavoratori e i pensionati”.
Scambio di battute con Draghi
Sull’orizzonte del governo al tavolo sulle pensioni tra il premier Mario Draghi e il segretario della Uil Pierpaolo Bombardieri c’è stato uno scambio di opinioni. Il sindacalista, come ha riferito lui stesso al termine dell’incontro, ha chiesto al premier garanzie sulla riforma delle pensioni: “Visto che il confronto sulle pensioni parte a dicembre ho domandato a Draghi se terminerà in tempi brevi o se l’orizzonte è il Def” atteso tra fine marzo e inizio aprile “e lui ha confermato che quello è il tempo previsto. Poi gli ho chiesto”, ha raccontato Bombardieri, “se lo faremo ancora con lui e ha risposto: sì, lo farete come me”.