domenica, 23 Febbraio, 2025
Ambiente

Cambiamento climatico modifica andamento piene fluviali

La misura in cui i cambiamenti climatici influiscono sulla gravità delle piene fluviali non è stata finora accertata e sembra che non esistano tendenze coerenti a livello globale. Il professor Günter Blöschl della Vienna University of Technology, esperto di piene fluviali, ha diretto un studio internazionale di larga scala in cui sono stati coinvolti 35 gruppi di ricerca europei, tra i quali il Politecnico di Torino con il gruppo di ricerca composto da Alberto Viglione, Daniele Ganora e Pierluigi Claps.

Lo studio dimostra che i cambiamenti nell’entità delle piene alluvionali osservati negli ultimi decenni possono essere chiaramente attribuiti ai cambiamenti climatici. Tuttavia, il cambiamento nel clima non ha lo stesso effetto ovunque: gli eventi di piena stanno diventando sempre più intensi nell’Europa nord-occidentale, mentre l’entità delle alluvioni fluviali è generalmente diminuita nell’Europa meridionale e nell’Europa orientale, sebbene localmente possa anche aumentare.

L’analisi dei dati osservati ha evidenziato tendenze differenti nelle diverse regioni d’Europa: nell’Europa centrale e nordoccidentale, tra Islanda e Austria, l’entità delle piene è in aumento a causa dell’aumento delle precipitazioni e dell’umidità del suolo.

Nell’Europa meridionale, d’altra parte, i livelli di piena tendono a diminuire poiché i cambiamenti climatici si traducono in una riduzione delle precipitazioni e le temperature più elevate provocano una maggiore evaporazione dell’acqua dal suolo.

Tuttavia, per i piccoli corsi d’acqua le piene potrebbero anche diventare più severe a causa di una maggiore frequenza nei temporali e di una differente gestione del territorio (per effetto, ad esempio, della deforestazione).

Anche nell’Europa orientale, caratterizzata da un clima più continentale, le piene stanno diminuendo di entità, principalmente a causa delle più elevate temperature che riducono lo spessore dello strato di neve durante la stagione invernale. L’entità delle variazioni nelle portate di piena è notevole: esse vanno da una riduzione del 23% ad un aumento dell’11% per decennio (rispetto alle medie di lungo termine). Se queste tendenze dovessero perdurare nel futuro, si potrebbero attendere effetti importanti sul rischio d’alluvione in molte regioni dell’Europa.

I risultati del progetto dimostrano la necessità di tenere conto di questi risultati nelle strategie di gestione delle alluvioni.
Per quanto riguarda la situazione italiana, lo studio evidenzia come le entità delle alluvioni dei corsi d’acqua di dimensione medio-grande, fatta eccezione per l’arco alpino, siano in media diminuite negli ultimi 50 anni, coerentemente con quanto è accaduto in tutti i paesi del Mediterraneo. La frequenza con cui si verificano piene estreme dei grandi corsi d’acqua italiani sembra quindi essere generalmente diminuita.

Occorre evidenziare tuttavia come questa tendenza non sia accertata, per mancanza di osservazioni disponibili, sui corsi d’acqua di ridotte dimensioni e sui tratti urbani dei corsi d’acqua, ovvero quelli che hanno creato i disastri recenti nel nostro Paese.

Per questi ultimi, sensibili a piogge intense di breve durata, ci si aspetta un quadro decisamente più complesso del rischio alluvionale a causa dei trend degli eventi temporaleschi recentemente evidenziati dal Politecnico di Torino. Molto rimane da fare per migliorare il monitoraggio e la conoscenza dei bacini di ridotte dimensioni, indispensabili per definire un quadro chiaro delle condizioni di rischio alluvionale sul territorio italiano. (Italpress)

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