Grandi gruppi o marchi prestigiosi di lusso continuano ad investire a Beirut: alcuni come Ferragamo (gruppo Gedeon) o Herme’s (gruppo Galop) stanno espandendo i loro negozi; altri, come la gioielleria Sylvie Saliba, le catene di orologi Dials o Panerai, stanno aprendo nuovi spazi. Ovviamente, il periodo di festa di fine anno è un buon momento per comprare: secondo Nicolas Chammas, Presidente dell’Associazione Commercianti di Beirut questo periodo rappresenta il 25% del fatturato annuo di una marca o di un negozio.
Lo scrive in un lungo servizio il quotidiano online locale lecommercedelevanti.com. I marchi, che si stanno creando o ampliando i loro spazi dedicati al settore, sanno che Beirut rimane un mercato importante, orientato anche a livello regionale. “Beirut rimane un luogo d’influenza”, dice Walid-Paul Tager, direttore commerciale del gruppo Holdal, che distribuisce diversi marchi di lusso come Lacoste, Chaumet e Bell e Ross. “La città rimane quella dove i mediorientali vengono a scoprire e sperimentare la sua scena d’avanguardia in termini di moda”, dice Raya Kobeissi, proprietaria di Plum, uno dei concept store femminili della capitale. “Beirut è sempre stata la citta’ che il Medio Oriente ammirava. I cittadini del Medio Oriente si recano a Beirut per ispirarsi”, aggiunge Kobeissi.
Non si può non essere a Beirut, “C’è’ qualcosa che non si può togliere ai libanesi, è il loro appetito per il consumo”, dice Nadim Chammas, ex membro di E’lie Saab e M1 Fashion, che da allora ha aperto diversi negozi di moda maschile, come Slow Wear e Trunk. Ma se Beirut rimane un mercato influente, la sua importanza in termini di fatturato per i marchi è in diminuzione. Come spesso accade, non ci sono statistiche per identificare l’importanza del settore, o la sua evoluzione. Tuttavia secondo Nicolas Chammas, i prodotti di lusso – nel senso lato dell’abbigliamento, dei profumi, dell’orologeria, dei gioielli, delle automobili….. – “rappresentano probabilmente il 10% del PIL libanese”. In assenza di dati più precisi, è possibile fare riferimento agli acquisti esenti da imposte effettuati da turisti o espatriati. Questi dati sono forniti dalla società responsabile del rimborso dell’IVA, Global Blue. Anche se queste statistiche riguardano solo le spese dei non residenti, sono considerate indicative, per estensione, dello sviluppo complessivo del settore. Secondo la loro relazione, la spesa nei primi 9 mesi del 2018 è aumentata del 5,4% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, con un modesto incremento trainato principalmente dai turisti siriani (+74%) e del Qatar (+62,5%).
Una gran parte degli acquisti sono stati effettuati dai libanesi espatriati. La quota dei cittadini sauditi invece, che da soli rappresentavano il 25% degli acquisti nel 2011, e’ scesa al 12% nel 2018. Per adattarsi ai nuovi requisiti in questo settore, i rivenditori o i distributori devono sviluppare nuove idee. Infatti, per permettere a Beirut di mantenere la sua posizione di vetrina regionale del lusso, si deve puntare su negozi “multimarca”, o addirittura “concept store”, come sottolinea Nadim Chammas. Per Sylvie Saliba, l’idea di offrire diversi marchi nello stesso luogo permette di rivolgersi meglio ai suoi clienti offrendo loro prodotti che altrimenti “non avrebbero potuto trovare negli altri Paesi della regione”. E’ stata Colette, una boutique aperta a Parigi nel 1997, a lanciare la moda per questo nuovo concetto “all inclusive”. Copiato da allora in tutto il mondo, vi si trovavano innovazioni di moda, collaborazioni originali, oggetti tecnici, a volte arte e un caffè-ristorante. In Libano, molti si stanno affrettando verso questa tendenza. (Italpress).