Il “Conte bis” si è presentato ai nastri di partenza con una nuova alleanza politica e soprattutto con un programma di ben 26 punti.
Ma servono 26 punti per rimettere a posto un paese che dopo molti anni di crisi non crede più tanto in sé stesso?
Riportare l’Italia all’eccellenza richiederà un buon decennio e la selezione di alcune priorità. Proviamo ad elencarle: Occupazione, Casa ed Infrastrutture, Giustizia e Burocrazia, Sanità, Carico fiscale, Scuola.
Creare occupazione non significa distribuire in maniera clientelare posti di lavoro in zone economicamente svantaggiate ma significa utilizzare i punti di forza nelle attività economiche delle diverse geografie del paese. Il “made in Italy” deve concretizzarsi al sud ed al nord nel sostegno a forme di industria e agricoltura avanzate che sfocino nella commercializzazione di prodotti unici e di qualità e non in produzioni a basso valore aggiunto che pongono l’Italia in competizione con Paesi dove il costo del lavoro e delle materie prime è notevolmente inferiore. Un piano strategico industriale sarebbe un’ottima opportunità per identificare in quali settori economici in Italia vogliamo esser forti e quali aziende vogliamo ospitare nel nostro paese. Ciò consentirebbe anche di chiarire le idee di tanti investitori internazionali che pensano di immettere soldi nel nostro circuito.
Casa. L’Italia ha un patrimonio immobiliare antico e di grande valore, appannaggio di un gruppo ristretto di privilegiati. Il risultato è la totale incapacità delle nostre città di evolversi a livello urbanistico, di fornire abitazioni a prezzi sostenibili, di crescere e creare possibilità di mobilità facile. Il moltiplicatore degli investimenti di qualsiasi tipo di edilizia, è elevatissimo. Investire nel costruire con soluzioni moderne ed ecologiche crea nuovi spazi di vivibilità tanto necessari, genera lavoro e ricchezza per i lavoratori e le imprese del comparto ma mette anche in moto una incredibile quantità di “business” per il resto del comparto industriale e dei servizi.
Dare ad una giovane famiglia oppure anche ad una persona sola la possibilità di avere un casa ad un prezzo giusto , significa creare la possibilità di soddisfare le proprie aspirazioni sociali, di essere indipendenti, di accettare meglio la mobilità (per chi è disponibile a muoversi dal proprio luogo di nascita), di avere spazio per far figli e, in questo modo, di contribuire a creare più consumo e contribuire al nostro sistema pensionistico e di evitare la fuga all’estero di tanti giovani con basso reddito.
Investimenti infrastrutturali. Costruire strade, ponti, ferrovie, porti ed aeroporti insieme al miglioramento delle strutture tecniche per telecomunicazioni e per la protezione dell’ambiente genera una migliore mobilità e favorisce la libera imprenditoria anche nelle zone più svantaggiate dal punto di vista geografico. Inoltre migliora le capacità di interscambio con l’estero favorendo anche il turismo come fonte privilegiata e ricca di risorse. Infrastrutture, case, investimenti richiedono il supporto di regole e procedure semplificate.
Una giustizia (civile, penale ed amministrativa) efficiente, contribuisce a creare uno stato di sicurezza sociale in cui gli individui possono sviluppare liberamente le proprie attività nell’ambito di una convivenza civile e gli investitori sappiano cosa aspettarsi da un euro speso nel nostro paese.
Siamo la patria della cultura e del diritto ma abbiamo sviluppato forme perverse di burocrazia sia amministrativa che giudiziaria, che sono antiquate e rispondono solo alla necessità di creare opportunità nascoste di lavoro improduttivo. In altre nazioni avanzate molte regole penali, civili ed amministrative sono più semplici e veloci da applicare.
Carico fiscale. Non si tratta di diminuire le tasse ma di semplificare la struttura fiscale dell’Italia. In un paese con un tessuto di piccole e medie imprese capire facilmente quali tasse pagare migliora e costituisce già un forte risparmio e facilita la lotta contro l’evasione.
Sanità. Occorre innanzitutto creare un sistema più equo ed efficiente di spesa per prestazioni che sia equiparabile tra sud e nord. Si tratta di un dovere civile prima che sociale verso tutti i cittadini. Al tempo stesso bisogna anche far in modo che innovazione e ricerca ritornino ad essere un motore che attragga e formi risorse capaci, ponendo il sistema sanitario nazionale alla guida anche del modello di sviluppo della nostra società democratica.
Ed arriviamo al punto a mio avviso più importante. Siamo il paese che si vanta della propria arte e della propria cultura millenaria, ma non a tutti è dato di studiare in scuole degne di questo nome Investire nella scuola significa ridare alla cultura ed all’insegnamento il ruolo che spetta nell’ambito di una società che progredisce e che innova.
Partiamo dagli edifici e dalle infrastrutture ma continuiamo nei programmi e nell’amministrazione scolastica. Diamo a chi lavora nella scuola l’orgoglio ed il riconoscimento economico di chi sa di contribuire a formare le classi dirigenti di domani. Diamo a tutti quelli che studiano la possibilità di formarsi e diamo a chi merita anche un pochino in più, per consentire di sviluppare a pieno le proprie capacità. Ne risulterà una classe di cittadini con una maggiore coscienza civile, con una maggiore capacità inclusiva e soprattutto ne risulterà una migliore classe imprenditoriale, che al servizio della nostra società potrà crescere innovativa e professionale per competere con le imprese straniere. Da ultimo una migliore scuola ci consentirebbe di sviluppare una classe politica più preparata e competente e, soprattutto, meno dipendente dai “like” televisivi.