Brutte notizie per il commercio e i consumi delle famiglie che anche ad agosto sono continuati a retrocedere. Il dietrofront continua da 5 anni – malgrado gli annunci di ripresine – con conseguenze pesanti in primo luogo per gli esercenti che chiudono bottega. Il ritmo è di 14 negozi al giorno che da anni abbassano le saracinesche e non le riaprono più.
A segnalare un nuovo passo indietro è ora l’associazione degli esercenti, che con accenti preoccupati presenta il suo report elaborato dal Cer-Ricerche per Confesercenti sulla spesa delle famiglie. Il primo dato è n linea con le previsioni, ossia che gli acquisti sono in frenata: “Nel 2019 la variazione dei consumi si fermerà a +0,3%, il valore più basso raggiunto negli ultimi cinque anni”, scrivono gli analisti del Centro ricerche.
Le previsioni negative sono ora addirittura al ribasso, le stime in primavera si sono attestate su +0,4 invece ora sono scese a +0,3%. “Un valore, oltretutto”, fa sapere la Confesecenti, “tenuto su da servizi e spese obbligate: nei primi sei mesi dell’anno, rispetto a dicembre 2018, sono infatti spariti 908 milioni di acquisti delle famiglie in beni”.
Per l’Associazione degli esercenti servono subito misure per invertire la rotta in quanto la crisi dei consumi non è solo un problema per le piccole imprese ma per l’intero sistema produttivo nazionale e per la tenuta dei conti dello Stato. “La maggior parte degli indicatori di fiducia di agosto segna un arretramento”, riferisce la Confesercenti, “il clima complessivo delle imprese vede un peggioramento di -2,3 punti, per il piccolo commercio la variazione è di -3,1 e perfino il turismo, nonostante la stagione estiva, subisce un calo di circa 3 punti, mentre i consumatori registrano una flessione di 1,5 punti”. A pesare, secondo gli esercenti, in primo luogo, sono le anticipazioni negative sulla crescita dell’economia italiana, rese ancora più preoccupanti dalle incertezze sulla futura legge di bilancio, su cui pende la spada di Damocle degli aumenti IVA previsti dalle clausole di salvaguardia.
“Per questo è urgente definire una via d’uscita chiara alla crisi”, sollecita la Confesercenti, “imprese e famiglie, in assenza di certezze, adotteranno un atteggiamento prudente rinviando politiche di investimenti e posticipando le spese. Il rischio è che l’incertezza si tramuti dunque in una nuova gelata dei consumi, che aggraverebbe ancora la condizione del piccolo commercio, che già vede sparire circa 14 imprese al giorno: un triste bilancio che potrebbe peggiorare ulteriormente per gli effetti del calo di fiducia. Una crisi strutturale, per cui abbiamo già chiesto di aprire un tavolo: serve un piano di rilancio per evitare che un pezzo importante della nostra economia sparisca per sempre”.
La crisi, naturalmente, non è un problema dei soli commercianti. Lo stop dei consumi ha un forte impatto sul commercio ma lo è anche per l’Italia. Per la presidente di Confesercenti Patrizia De Luise, “è un problema per le Pmi ma anche per la crescita: i consumi valgono il 60% del Pil, se non ne ripristiniamo uno stabile sentiero di crescita non usciremo dalla stagnazione”. La Confesercenti insiste sul ruolo della politica che deve tornare ad affrontare il tema della crisi che non può essere lasciato senza interventi idonei. “La spesa delle famiglie”, sottolinea la presidente della Confeseecenti, “deve tornare al centro della politica economica”.
Il 2019, inoltre, conferma le previsioni di crisi che erano state dapprima segnalate dall’Istat che già vedeva un taglio delle famiglie negli investimenti e in particolare nella spesa. Situazione che nei mesi ha assunto un carattere sempre più negativo. Confermate per questo ultimo scorcio del 2019 anche le valutazioni del Codacons che sottolineava come si è giunti ad una situazione “desolante”, parlando di una spesa ridotta ai minimi termini, “e le famiglie proseguono a tagliare gli acquisti modificando profondamente le proprie abitudini”, aveva rilevato il presidente Carlo Rienzi nella sua lettura dei dati Istat. Riprende forza anche il dato più controverso della crisi dei consumi, che vede l’Italia spezzata in due sul fronte della spesa, con “l’enorme divario” Nord-Sud che rappresenta per il presidente del Codacons: “una vergogna per un paese civile”.
All’orizzonte per l’autunno 2019 poi ci sono altre e più pesanti incognite per il commercio e, soprattutto, per le famiglie. Se il nuovo Governo “GialloRosso” non disinnescherà l’aumento dell’Iva ci sarebbe un balzo generale di tutte le bollette, di luce, gas, acqua, spazzatura. I rincari potrebbero andare dal 10% al 22%, facendo deprimere ancora di più gli altri consumi. Infine anche gli investimenti degli italiani, almeno di quelli che possono puntare sui risparmi, risentono del clima generale di crisi. L’agosto 2019 sarà ricordato per i rendimenti dei Titoli di Stato al livello più basso di sempre, con le cedole che scendono sotto l’1%, ed è per la prima volta nella storia.