venerdì, 22 Novembre, 2024
Società

Rapporto della Commissione d’inchiesta. Violenza di genere e domestica: tribunali impreparati

Dal “Rapporto sulla violenza di genere e domestica nella realtà giudiziaria” della Commissione parlamentare d’inchiesta sul femminicidio e ogni forma di violenza di genere, riferito al triennio 2016-2018, scaturisce un quadro non lusinghiero né per i tribunali civili né per le Procure. Emerge una scarsa competenza da parte di magistrati, avvocati e consulenti del tribunale, questi ultimi scelti sulla base dell’iscrizione all’albo e non di specifiche conoscenze.
La Scuola Superiore della magistratura ha riconosciuto che, a livello centrale, sono stati realizzati solo sei corsi di formazione in tre anni e sono state realizzate 25 iniziative di formazione a livello locale che hanno coinvolto un 13% di magistrati. Per quanto riguarda il Consiglio Nazionale Forense, sono stati realizzati a livello nazionale in un triennio più di 100 eventi formativi, ma vi hanno partecipato solo un 0,4%, in maggioranza civiliste. Le criticità riguardano anche gli ordini degli psicologi, che non hanno realizzato più di 24 corsi di formazione in tre anni.
Affidamento congiunto dei figli anche in caso di denunce di violenza domestica
L’analisi multivariata dei 130 tribunali ordinari ha evidenziato comportamenti diversi nel trattamento della materia della violenza di genere e domestica, ma nessun gruppo (o cluster) è caratterizzato da soli comportamenti virtuosi.  Il 95% dei tribunali civili non sono stati in grado di quantificare i casi di violenza domestica emersi nelle cause di separazione giudiziale e nei provvedimenti riguardo i figli e nelle Ctu (Consulenze tecniche d’ufficio). Una totale trasparenza delle donne, “segno di arretratezza e di sottovalutazione del fenomeno”, lo ha stigmatizzato la giudice Maria Monteleone durante la presentazione dei lavori. Altre criticità riguardano l’affidamento dei figli. Nell’ 88,9% dei casi presso il Tribunale ordinario e nel 51,9% dei casi presso il Tribunale per i minorenni, è stato disposto l’affidamento condiviso tra i genitori anche in presenza di denunce, referti, misure cautelari emesse in sede penale, decreti di rinvio a giudizio, sentenze di condanna e relazioni dei centri antiviolenza, esponendo le donne al controllo e alle violenze degli ex. Inoltre, I tribunali civili e per i minorenni non citano mai la Convenzione di Istanbul come riferimento normativo.
Ordini di protezione solo a favore degli uomini
Nel processo civile, un istituto che ha sostanzialmente disatteso le aspettative è quello degli ordini di protezione, che ha avuto scarsa rilevanza. Solo in 35 tribunali (pari al 27 per cento) esiste un registro sulle richieste degli ordini di protezione contro gli abusi familiari. Nel 2016 ne sono stati richiesti solo 125, 127 nel 2017 e 149 nel 2018. In ogni caso, il 93% degli ordini adottati nel 2018 (96 % nel 2017 e 89 % nel 2016) sono stati emessi a carico di un uomo.  Probabilmente si scontano le difficoltà di adattamento del processo civile alle tematiche della violenza domestica che storicamente erano riservate al procedimento penale e che, di fatto, richiederebbero una concreta collaborazione tra giudice ordinario civile, pubblico ministero e giudici minorili.
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