I 5 Stelle affrontano la riforma Cartabia in una posizione di doppia debolezza: non hanno sponde negli altri partiti della coalizione e sono spaccati al loro interno mentre giocano le ultime carte per evitare la scissione. L’orientamento giustizialista dell’ex ministro Bonafede è minoritario all’interno della coalizione guidata da Draghi. Impensabile un veto sulla riforma della prescrizione.
Insieme alle riforme del fisco e della pubblica amministrazione, quella della giustizia è il terzo pilastro che l’Europa ritiene conditio sine qua non per procedere all’erogazione dei fondi del Next Generation Eu.
I tempi stringono, perché mettere mano all’organizzazione della giustizia e alle modifiche dei codici è manovra molto complessa. Draghi non ama farsi paralizzare da nessun partito della coalizione ed è determinato a portare in porto la riforma della Ministra Cartabia.
Il momento è particolarmente propizio per una riforma radicale. L’esperienza insegna che ogni volta che si è tentata una modifica radicale del funzionamento della giustizia la magistratura è intervenuta con tutto il suo peso e anche al di là della normale interlocuzione tra l’ordine giudiziario e il potere legislativo ed esecutivo. Il risultato è stato che una vera riforma non c’è mai stata e i risultati sono sotto gli occhi di tutti. Stavolta la magistratura ha meno carte da giocare per colpa sua: negli ultimi mesi ha subito una grave perdita di credibilità dopo che è stato strappato il velo su pratiche poco edificanti nell’autogestione dell’ordine giudiziario.
Magistratura in crisi di credibilità
In qualche modo Parlamento e Governo oggi possono sentire meno che in passato il peso improprio esercitato dalla magistratura sui processi di riforma. A questa condizione si aggiunge anche la vicenda politica dei 5 Stelle. È noto quanto sia oltranzista la visione della giustizia del Movimento, poco attento ai diritti e alle garanzie che spettano a chiunque debba imbattersi in qualsivoglia fase del procedimento penale. Il giustizialismo, in nome della sacrosanta moralizzazione della vita pubblica si traduce spesso in forme di giustizia che non rispettano alcuni principi costituzionali, primo fra tutti quello di non colpevolezza fino alla sentenza passata in giudicato. Tra i frutti avvelenati del giustizialismo ci sono norme e procedure penali che non ottengono il risultato per cui sono state concepite e, per giunta, violano diritti fondamentali della persona.
Il giustizialismo è un pericoloso virus che invece di rafforzare la giustizia ne demolisce le basi perché la assimila alla vendetta e all’esercizio vessatorio e sommario di un potere che è invece delicato, soprattutto quando dispone della libertà e della reputazione delle persone.
La riforma della prescrizione voluta dall’ex ministro Bonafede, da questo punto di vista, rappresenta un monumento alla giustizia che non arriva mai, al processo infinito.
I 5 Stelle affrontano la riforma Cartabia in una posizione di doppia debolezza: sono spaccati al loro interno e sono isolati nel governo. Coloro che non vogliono creare problemi a Draghi si confrontano con chi invece vuole un irrigidimento identitario alzando le barricate in difesa dell’indifendibile riforma Bonafede. Non sono in condizione di bloccare la riforma o, peggio, di minacciare una crisi di Governo. Sulla prescrizione saranno costretti ad una clamorosa marcia indietro.