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Il ruggito di Grillo. Boccia Conte, riabbraccia Casaleggio

Guerra totale nei 5S
mercoledì, 30 Giugno 2021
1 minuto di lettura

Gli sprezzanti giudizi del Garante sulle capacità politiche e manageriali di Conte costringono l’ex Presidente del Consiglio alle scelte più difficili: lasciare i 5 Stelle o restare per combattere la restaurazione imposta da Grillo? E chi dialogherà con il Pd? Problemi anche per il Governo?

Grillo padre-padrone dei 5 Stelle? Peggio. Il fondatore è disposto a tutto pur di non avere nessuno che gli faccia ombra. Anche a mettere a repentaglio la stessa sopravvivenza della sua creatura? Grillo non lo ammetterà mai. Anzi, come tutti i capi obnubilati da un’autostima senza limiti, in cuor suo è convinto che la sua ricetta è l’unica che può salvare dall’inarrestabile declino i 5 Stelle. E qual è questa ricetta? Far finta che non è successo niente. Eleggere il comitato direttivo cui spetterà il compito di redigere il nuovo piano di azione da qui al 2023.

 

Nessuno spazio per Conte

Per Conte, che lui stesso aveva scelto come rifondatore, non c’è più alcuno spazio. Il progetto di un nuovo statuto non sarà posto ai voti della base pentastellata come aveva chiesto l’avvocato. Non se ne fa niente. Grillo azzera tutto e torna addirittura a utilizzare la piattaforma Rousseau per le elezioni del Comitato. Una retromarcia che fa saltare i nervi a molti dei 5 Stelle che si vedono di nuovo “prigionieri” della piattaforma da cui si era appena liberati.

Il suo siluro contro Conte deflagra in un Movimento già disorientato e che voleva puntare sul prestigio e il consenso personale dell’ex presidente del consiglio per ritrovare una difficile unità e rilanciarsi anche sul piano elettorale.

Che succederà? Grillo proverà a ricucire con Casaleggio, Di Battista. Probabilmente proverà a rimettere in pista Luigi Di Maio come guida politica ma sempre sotto il suo scettro di comando.

Ma la tempesta scatenata nei 5 Stelle potrebbe finire per travolgere proprio lui che, nel giro di 3 mesi ne ha fatte di tutti i colori: prima ha benedetto Conte poi lo ha mandato all’inferno; ha imposto a Draghi il ministro Cingolani poi lo ha sconfessato. Un leader si comporta così?

 

Guerra a Grillo o nuovo partito?

E Conte che farà? Restare nei 5 Stelle avrebbe senso solo per fare la guerra a Grillo e scalzarlo definitivamente dal trono di sovrano assoluto, un’impresa che richiede spalle solide e nervi d’acciaio. Conte potrebbe uscire dal movimento e provare a portarsi dietro un nutrito gruppo di parlamentari che, in questo modo, non avrebbero più il problema del limite del secondo mandato.

Certo c’è il problema del marchio 5S che comunque un suo valore ce l’ha. Ma si tratta di un valore troppo identificato con un capo capriccioso e quindi in calo come la sua immagine.

Qualche problema potrebbe averlo anche il Governo. Dopo la sospensione del cashback sono tanti in fermento contro la decisione di Draghi e monta il malcontento.

Il caso dei 5 Stelle potrebbe investire anche il delicato equilibrio politico su cui si regge Draghi.

Giuseppe Mazzei

Filosofo, Ph.D. giornalista, lobbista, docente a contratto e saggista. Dal 1979 al 2004 alla Rai, vicedirettore Tg1 e Tg2, quirinalista e responsabile dei rapporti con le Authority. Per 9 anni Direttore dei Rapporti istituzionali di Allianz. Fondatore e Presidente onorario delle associazioni "Il Chiostro - trasparenza e professionalità delle lobby" e "Public Affairs Community of Europe" (PACE). Ha insegnato alla Sapienza, Tor Vergata, Iulm e Luiss di cui ha diretto la Scuola di giornalismo. Scrivi all'autore

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