Entro il 2026 affluiranno nel nostro Paese 191,5 miliardi. Rendendo così possibile lo sblocco delle riforme e degli investimenti che dovrebbero consentire al nostro Paese di essere veramente competitivo e di “ultima generazione”. Intanto la Commissione europea ha promosso a pieni voti il piano di rilancio nazionale, assicurando all’Italia 25 miliardi di euro entro luglio da impegnare sulle 6 Missioni del Piano Sono in via di definizione la selezione dei progetti prioritari e le modalità di gestione degli investimenti. L’intesa tra Mario Draghi e la von der Leyen, al riguardo (e non solo) sembra totale.
LA RISPOSTA ENTUSIASTICA AL COLLOCAMENTO E-BOND DELLA COMMISSIONE EUROPEA
A giugno è stato collocato dalla Commissione europea il primo E – bond da 20 miliardi che servirà a finanziare Next Generation EU. Il nuovo eurobond paga 32,3 punti base in più del Bund a 10 anni.
Il d-day per il decollo del piano di ripresa dell’economia è alla rampa di lancio. L’e-bond a 10 anni, per un importo di 20 miliardi è stato oggetto di una domanda ben sette volte superiore l’offerta. Bnp Paribas, Imi Intesa San paolo, DZBank, Hsbc e morgan Stanley sono i cinque joint lead manager del sindacato di collocamento.
Entro il 2021 è prevista è prevista l’emissione di 80 miliardi di bond a lungo termine per finanziare le prime spese, ed i titoli a lungo termine avranno diverse scadenze: 3,5,7,10,15,20,25 e 30 anni. Dopo l’estate , a settembre, è prevista a anche l’emissione e il collocamento degli Eu-Bill a breve termine (20 miliardi con scadenza 24 mesi).
LE POSSIBILI RICADUTE SUI PORTAFOGLI FINANZIARI E LA GRANDE SFIDA DELLE PMI
Il Recovery plan dell’Unione conferisce all’Italia un orizzonte senza precedenti: dei 750 miliardi di Euro previsti, 209 miliardi sono assegnati all’ Italia, ovvero il 28% del totale. Il focus degli investimenti impatterà senza dubbio le PMI, in particolare i settori del settore Green, della transizione ecologica e della tecnologia digitale, come indicato, peraltro, dalla stessa von der Leyen.
Attualmente le PMI Italiane si trovano di fronte la loro più grande opportunità se saranno accompagnate dall’ammodernamento di tutto l’apparato statale e si possono suddividere in tre grandi categorie: le PMI collegate al Recovery Plan e quindi agli investimenti pubblici (costruzioni, infrastrutture e trasporti, ad esempio); quelle collegate alla crescita mondiale e alla conseguente necessità di capitali per aumentare l’ export; le PMI che lavorano maggiormente sull’Italia e che avranno bisogno da una parte di capitale di consolidamento e dall’altra di un aumento dei consumi interni.