L’impressione è che il PD rischia di disperdere le proprie energie in iniziative lodevoli ma troppo isolate, molto orientate al ‘politically correct’ e poco alla costruzione di una visione convincente e pratica dell’Italia del futuro.
Nel buio inverno del COVID le dimissioni di Zingaretti dalla direzione del PD hanno rappresentato un gesto di eclatante rottura con lo stile del partito.
Il PD da anni è vittima delle sue beghe interne al limite dell’autolesionismo.
Pur possedendo idee di rilievo, il partito del Nazareno non riesce ad esprimere una visione programmatica di ampio respiro, risultando così, un po’ spento e senza un chiaro profilo. Dopo la scossa di Zingaretti e l’arrivo di Enrico Letta, uomo di indubbia cultura cosmopolita, tutto aveva lasciato sperare in una svolta, con una maggiore visione sociale, capace di rimettere in moto la principale forza progressista italiana.
Scarsa visione sociale
Dopo 3 mesi purtroppo non ci sembra scorgere cambiamenti significativi. L’azione politica di Letta resta, per il momento, inespressa e si manifesta solo attraverso proposte sganciate da una visione d’insieme. Si genera così l’immagine di una forza politica responsabile, equilibrata, ma poco incisiva.
L’imposta patrimoniale da redistribuire a favore degli studenti, -apprezzabile nell’intento- oltre a non avere un impatto significativo sull’economia non chiarisce l’idea che ha il del PD sull’intera riforma del fisco.
Allo stesso modo lottare per lo “ius soli” è giusto, ma bisognava avere il coraggio di farlo già nella scorsa legislatura. E poi non rappresenta la formalizzazione concreta di un modello di integrazione e di gestione dei flussi migratori.
Affermare inoltre che tutti i giocatori della nazionale italiana avrebbero dovuto inginocchiarsi all’inizio della partita col Galles, in onore al ‘black lives matter’, sarà formalmente lodevole ma non contiene sostanza per i disoccupati Italiani.
Iniziative isolate
Potremmo continuare con altri esempi, ma in generale l’impressione è che il PD stia disperdendo le proprie energie in encomiabili ma isolate iniziative di democrazia sociale, che appaiono molto orientate al ‘politically correct’ e poco alla costruzione di una visione pratica e focalizzata per l’Italia del futuro.
Ciò che manca è un quadro complessivo dell’idea di società che ii Democratici vuol proporre agli italiani. Essi sembrano vivere di rimessa sugli altri partiti, incapaci di promuovere battaglie proprie, e di sfruttare il vuoto lasciato dal declino dei Cinque Stelle. Reagiscono di volta in volta ai temi dell’attualità, ma non usano la loro vera forza per dar voce in modo attivo ad un elettorato progressista e sensibile ad una idea di uguaglianza sociale.
Il PD dovrebbe descrivere finalmente agli elettori la propria visione composita per il dopo-COVID. Quali sono le proposte concrete sui temi del mezzogiorno, dell’ambiente, della digitalizzazione, della scuola e soprattutto sul lavoro? Inoltre è ancora assente una chiara prospettiva sul tema della giustizia, relegata, nonostante i vari scandali, ad un’importanza quasi secondaria. Infine quale approccio si vorrebbe seguire per riformare la Pubblica Amministrazione?
A parte dichiarazioni generiche, ci sembra che tutte queste cose vengano lasciate ai tecnici di Draghi.
Non è allora difficile spiegarsi perché in questa situazione un operaio trovi oggi più conforto nelle risposte della Lega o della Meloni.