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Stop al Yulin Festival, fiera della disumanità contro cani e gatti

domenica, 27 Giugno 2021
1 minuto di lettura

Non è bastata una pandemia globale né gli avvertimenti dell’Oms a fermare l’orrore del Festival di Yulin, durante il quale vengono macellati migliaia di cani e gatti per ben dieci giorni a partire dal solstizio d’estate. L’Organizzazione mondiale della sanità, alla luce degli sviluppi sulle indagini relative al passaggio del Covid-19 dagli animali agli esseri umani, ha intimato di fermare la vendita di animali selvatici vivi nei mercati per prevenire la diffusione di altre malattie infettive: “Gli animali, in particolare quelli selvatici, sono la fonte di oltre il 70% di tutte le malattie infettive emergenti nell’uomo, molte delle quali sono causate da nuovi virus”. La manifestazione sanguinaria, il cui nome ufficiale è Yulin dog meat festival, è un concentrato di crudeltà verso cani e gatti, rinchiusi in piccole gabbie in attesa di essere macellati. Carcasse di animali esposte sulle bancarelle come se fossero accessori e sangue ovunque è lo scenario raccapricciante che fa da sfondo alla manifestazione.

 

Le denunce di World Dog Alliance

Se non bastasse, è credenza comune che “torturare un cane prima della ‘lavorazione’ è un metodo consigliato per preservare le presunte proprietà̀ ‘energetiche’ della carne”, si legge nel rapporto della World Dog Alliance, organizzazione internazionale che si batte in tutto il mondo contro il consumo e il commercio della carne di cane. Secondo i suoi dati, trenta milioni di cani sono uccisi e mangiati ogni anno in Asia, il 70% sono animali domestici sottratti alle famiglie. Ancora oggi l’80% dei vietnamiti, il 60% dei coreani e il 20% della popolazione cinese mangia carne di cane. “Vedere migliaia di cani così brutalmente massacrati – denuncia Michela Vittoria Brambilla, presidente della Lega italiana per la Difesa degli Animali e dell’Ambiente – non deve lasciare indifferente nessuno. È incredibile che, nonostante l’indignazione del mondo intero, le autorità cinesi ancora permettano al festival di andare avanti. Rinnovo l’appello all’Unione europea e al governo italiano perché’ faccia pressione sul governo cinese. Nel Terzo Millennio il festival di Yulin non può esistere”.

 

L’assenza della politica e delle associazioni

Assordante il silenzio dell’Italia, degli ambientalisti, di tutti quelli che di questi tempi stanno professando la necessità di ricucire gli strappi tra gli esseri umani e madre natura, rispetto a questo scempio che si rinnova impunemente ogni anno a danno di quelli che noi abbiamo eletto come i “migliori amici dell’uomo”. Su questo luogo comune è stata creata una galassia letteraria e cinematografica che a quanto pare resta pura retorica e speculazione commerciale se non ci si indigna coralmente davanti a questa fiera dell’orrore, le cui immagini sono ovunque nel web. Trasportati su camion senza cibo né acqua, molti degli animali muoiono per disidratazione, soffocamento o colpi di calore già prima di raggiungere il patibolo, dove verranno picchiati a morte con pali di metallo, se non addirittura bolliti vivi.

Cristina Calzecchi Onesti

Cristina Calzecchi Onesti

Giornalista ed esperta di comunicazione aziendale. Dopo esperienze in tutta la comunicazione, dagli uffici stampa alle Relazioni esterne, ai Rapporti istituzionali, per quasi dieci è stata assistente parlamentare, portavoce e spin doctor alla Camera e al Senato. Da sempre si occupa di politica, sociale, diritti civili e ambiente.

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