Uno Studio della Direzione Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo sul settore degli integratori alimentari evidenzia come il mercato sia in forte crescita a livello mondiale: gli scambi internazionali sono più che raddoppiati rispetto al decennio precedente e l’Italia ha acquisito una crescente specializzazione nel settore, scalando la classifica internazionale dei principali esportatori posizionandosi nel 2019 all’ottavo posto con 1,25 miliardi di euro di export, per una quota di mercato pari al 3,1% e un saldo commerciale ampiamente positivo (625 milioni).
Il settore ha mostrato una buona resilienza durante la pandemia: l’export italiano ha contenuto le perdite al 4,2% nel 2020 (vs -9,7% del totale economia), ma soprattutto ha mostrato un rimbalzo nel primo trimestre 2021, registrando un aumento dell’8,6%, al di sopra anche dei livelli registrati a inizio 2019 e meglio dei competitor francesi e tedeschi. Dietro a questi successi, vi è un nucleo di imprese altamente competitive, come dimostra il campione analizzato di 148 imprese, individuate da Federsalus e con più del 40% del fatturato riconducibile a integratori alimentari. Si tratta di imprese di gran lunga più dinamiche rispetto al resto dell’economia italiana e con livelli di marginalità di eccellenza.
Questi risultati si spiegano con l’elevata propensione a investire in leve immateriali (innovazione in primis) e a valorizzare il capitale umano, oltreché con la presenza di filiere di fornitura ben radicate nel territorio. Attraverso un’analisi originale dei pagamenti effettuati dalle imprese del settore è stato possibile ricostruire la filiera di fornitura e le caratteristiche delle relazioni che si instaurano tra le imprese specializzate in integratori alimentari e i loro fornitori. Emerge nettamente il ruolo di alcuni territori nella fornitura del settore: primo fra tutti la Lombardia che concentra circa la metà delle vendite a favore delle imprese di integratori alimentari e mostra rapporti commerciali ravvicinati (68 Km la distanza media).