L’ultimo velo è stato squarciato. E l’Italia è ora sola davanti alle sue responsabilità. Stavolta l’Europa ha fatto la sua parte. Ci concede ingenti risorse, approva il nostro piano. Eroga i primi 25 miliardi. Ora si aspetta che l’Italia dia il meglio di sé, spenda bene i soldi e rispetti i tempi.
Nella storia del nostro Paese quella di oggi è una data storica. Segna l’avvio del più ampio programma di investimenti e di riforme da 70 anni in qua. È l’ultima opportunità che ci viene offerta per tirarci fuori dalle sabbie mobili in cui da circa 30 anni ci siamo sempre più impantanati: bassa crescita, debito in aumento, competitività in ribasso, occupazione fiacca, fuga all’estero di aziende ed energie giovani, impoverimento crescente, riduzione del livello di civiltà del nostro vivere sociale.
LA “PECORA NERA” E L’EUROPA GENEROSA
Prima della pandemia, l’Italia era relegata al livello di “pecora nera” dell’Europa, una malconcia potenza economica in declino. Che ne sarebbe stato di noi? Sola con i suoi problemi, con una esigua minoranza di classe politica intenta ad arrovellarsi per trovare soluzioni mentre la gran parte si dedicava al carnevale continuo delle promesse mirabolanti, della demagogia, dell’agitazione populistica l’Italia era sulla via del tramonto inesorabile.
L’immane tragedia della pandemia ha innescato In Europa nei nostri confronti un sentimento diverso dal passato. A Giuseppe Conte i nostri partner hanno detto un anno fa: aiutiamo l’Italia a riprendersi, vi diamo molto di più di quello che concediamo ad altri Paesi perché se l’Italia crolla l’Europa perde un pilastro fondamentale per il suo equilibrio economico
L’Europa ora si sente garantita dalla presenza del fuoriclasse mondiale Mario Draghi alla guida del Governo ed è certa che, stavolta, i soldi li sapremo spendere bene. Se sbagliamo anche adesso non c’è più speranza.
ULTIMA SPIAGGIA?
Abbiamo la sensazione di essere all’ultima spiaggia che potrebbe diventare anche la prima di una nuova era per il nostro. La grande generosità mostrata dall’Europa nei nostri confronti dovrebbe farci sentire tutti più europeisti che mai, entusiasti di questa grande famiglia a 27 che, pur con tutte le sue complicazioni burocratiche, nel momento del bisogno non ci ha lasciati soli.
Ora, però, tocca a noi. Dobbiamo avere la consapevolezza del passaggio storico e della sua gravità: possiamo tornare ad essere una Paese più ricco, più equo e civile oppure fallire definitivamente. Dipende da noi da tutti noi : classe politica, amministrazione pubblica, imprese di ogni tipo, sindacati, cittadini nei loro ruoli della vita quotidiana.
UN NUOVO MIRACOLO ECONOMICO-SOCIALE?
Se l’Italia riuscirà nel “nuovo miracolo” economico-sociale avremo garantito un futuro roseo ai nostri figli, reso l’Europa più forte e dimostrato che l’Unione europea fa bene ad avere un bilancio comune vero, emettendo titoli per raccogliere risorse per investimenti, sviluppo e occupazione.
Nei prossimi mesi il nostro piangerci addosso, il gusto sfrenato per la polemica distruttiva, il culto miope del “particulare” dovrebbero lasciare spazio all’entusiasmo, al coraggio, alla serietà e al rigore dell’impegno.
A Cinecittà ieri potrebbe esser stato dato il primo ciack della nuova Dolce vita-ripresa italiana. Speriamo che, per restare nella cinematografia felliniana, non sia l’inizio dell’ennesima devastante “Prova d’orchestra”, il film più amaro e devastante in cui il regista raccontò l’Italia intenta ad autodistruggersi.