domenica, 22 Dicembre, 2024
Considerazioni inattuali

La resistenza del bene che rinasce dal male

De André scriveva nel brano Via del Campo: “dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fior” – ed anche Afrodite, secondo il mito, nasce dall’evirazione di Urano: dalla spuma originata da quel tonfo nel mare, in seguito all’atto cruento compiuto da Crono nei confronti del padre. Afrodite è generata dunque dall’afrore del mare di quel preciso momento: “dal bianco ribollire” che è insieme onda e frutto dei lombi del dio-Cielo. Perciò potremmo affermare che sin dai tempi più remoti, dal male può nascere il bene, o che più devotamente per Sant’Agostino: “Dio sa ricavare il bene perfino dal male”.

 

RESISTERE: L’ESERCIZIO DI FORZA PIU’ STRAORDINARIO

Per fare un esempio più pratico e assai più terreno: il poeta Iosif Brodskij una volta, alla domanda su come avessero inciso sul suo lavoro la prigione ed il processo – cui era stato sottoposto in Unione Sovietica per il solo fatto di essere uno scrittore – rispose: “Sai, credo che mi abbiano fatto persino bene”; era riuscito a scrivere più lì che in ogni altro posto. E questo perché la sua – chiamiamola così, impropriamente – ‘filosofia di vita’ era “molto semplice; quando sei in una brutta situazione, hai due modi di affrontarla: mollare tutto o cercare di resistere. Io cerco di resistere il più a lungo possibile.” Che è forse la visione più in contrasto con il mondo moderno. Quello dove se una cosa con va, bisogna cambiare e anche subito; dove la resistenza è quasi avvertita come un sinonimo di debolezza. Mentre è invece un esercizio di forza straordinario.

 

LA SUBLIMAZIONE PER LA RINASCITA

Tendiamo di solito a giudicare il resistere ad una condizione sfavorevole come uno sforzo inutile ed improduttivo, forse perché spesso lo scambiamo per una condizione eterna, infinita. Quando poi è al contrario lo stadio intermedio per eccellenza; vicino all’Aufhebung hegeliano che al contempo conserva e mette via il primo momento di difficoltà. È proprio il superamento stesso di quel momento. La resistenza coglie il male, lo fa suo, lo interiorizza invece di scacciarlo: e questo potrebbe assumere le sembianze di una superflua e folle volontà di sofferenza – eppure al contrario si tratta dell’agire necessario per superare effettivamente e completamente una condizione di difficoltà, comprenderla realmente nella sua interezza: per passare, per mezzo di questa sublimazione, alla rinascita.

 

IL VERO CAMBIAMENTO

Resistere non significa attendere in eterno ed invano una risoluzione che non avverrà mai: ma dunque sublimarla. Ed è probabilmente – credo – la sola condizione da cui possono prendere vita le cose migliori: i veri cambiamenti – che non sono quelli immediati ed improvvisi, che eliminino quello stadio intermedio e necessario, bensì i rinnovamenti che ne rappresentano il frutto.

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