Nell’ultimo G7 con Angela Merkel, l’Italia è stata il Paese protagonista. Si è imposta l’autorevolezza di Mario Draghi e anche il suo stile, molto politico, basato su rigore nei principi e duttilità ed equilibrio nella prassi.
Il tema dei rapporti con la Cina è rimasto il punto più delicato di tutto il vertice e sicuramente tornerà ad esserlo ancora nei prossimi passaggi che avrà Biden in Europa, con la Nato e anche a Ginevra con Putin.
L’Italia è l’unico dei Paesi del G7 ad aver sottoscritto l’accordo Belt and road Initiative, la via della seta. E poteva avere anche qualche imbarazzo a trovarsi così esposta a favore di Pechino proprio con un Presidente che , a differenza di Trump, vuole ottimi rapporti con l’Europa e massima severità verso la Cina.
LE TRE C DI DRAGHI VERSO PECHINO
Non era stato Draghi a firmare quell’accordo e non era pensabile che l’ex Presidente della BCE potesse sconfessarlo. ma qualche ripensamento è probabilmente alle porte. Anche perchè i 7 grandi hanno concordato un tavolo di lavoro sull’argomento dal quale verrà una posizione condivisa . E difficilmente sarà quella che ispirò l’adesione allegra di Conte e Di Maio allo storico progetto di Xi che mira a creare una rete mondiale di traffici commerciali sotto il protagonismo assoluto della Cina.
Si vedrà, dunque nei prossimi mesi se e come l’Italia, con diplomazia sottile, riuscirà ad armonizzare la rigida posizione americana con l’accordo sottoscritto con i cinesi. Per ora Draghi ha ribadito le tre linee da tenere con Pechino: cooperare dove è necessario, ad esempio sul clima, competere sui commerci e le tecnologie ma contrapporsi su questioni che attengono i diritti esprimendo il nostro dissenso più netto su comportamenti inaccettabili del regime verso gli oppositori anche ad Hong Kong le minoranze come gli Uiguri.
A queste tre C forse bisognerebbe aggiungere una quarta: Contenere l’espansionismo cinese, impresa che o vede tutto l’Occidente compatto oppure non può riuscire. Ne abbiamo visti di accordi rigorosi a parole che poi nei fatti ogni Paese aggiustava secondo le proprie convenienze economiche.
LINEA UNICA DELL’EUROPA DA COSRUIRE
Draghi sa che anche la Germania ha forti interessi con la Cina e non vuole andare in conflitto con Berlino, pur essendoci abituato dai tempi della BCE. Ma difficilmente , nel medio periodo, i rapporti tra Italia ed Europa in genere con la Cina potranno rimanere quelli che sono attualmente. Molto dipenderà anche da come gli Stati Uniti si atteggeranno verso l’Europa, dopo la freddezza e supponenza di Trump e le guerre commerciali scatenate da Washington contro il Vecchio Continente, che Biden ha ereditato e dimostra di voler gestire con prudenza.
Insomma, rapporti commerciali migliori tra Usa ed Europa sicuramente avranno come conseguenza un cambio di rotta di Italia e Germania verso la Cina. Nessuno vuole e deve farsi del male.Ma se davvero si apre una nuova era euro-atlantica, ciascuno deve assumersi responsabilità precise. Fare i furbi non ha senso.