sabato, 23 Novembre, 2024
Attualità

La morte di Camilla Canepa e le decisioni azzardate. Vaccini per i giovani. Serve rigore non propaganda

La morte di Camilla, deve scuoterci tutti. Sulla necessità del vaccino AstraZeneca somministrato ai giovani chi doveva dire parole chiare non l’ha fatto. Troppi ragazzi sono stati esposti ad un rischio evitabile. Chi ha sbagliato si dimetta e chieda scusa.
Sono molte e profonde le parole dedicate a Camilla Canepa. La ragazza 18enne di Sestri Levante morta in seguito ad una gravissima trombosi al seno cavernoso e conseguente emorragia cerebrale. Il 25 maggio aveva partecipato ad un “open day” ed aveva ricevuto una somministrazione di AstraZeneca, vaccino a vettore virale, su cui da settimane si addensano dubbi sulla necessità e sui rischi di somministrarlo ai giovani.
Le cronache raccontano che domenica 6 giugno la ragazza era stata operata dapprima per la rimozione del trombo e poi per ridurre la pressione intracranica. Le condizioni di Camilla sono andate peggiorando fino alla morte. I genitori con un gesto di straordinaria sensibilità hanno autorizzato l’espianto degli organi. È una storia triste, dura come un pugno, che impone più di una considerazione seria e drammatica.
IL BALLETTO DELLE IRRESPONSABILITA’
La prima è il balletto irresponsabile di quanti, scienziati e figure istituzionali che hanno in mano la regia delle vaccinazioni, su AstraZeneca ma anche su Johnson (entrambi a vettore virale) non sono riusciti a dire una parola chiara. Abbiamo assistito a un frastuono di ipotesi sull’età, sulla opportunità solo per gli over 60, poi gli over 50. Poi ancora che quei vaccini andavano benissimo anche per i giovani.

C’era poi chi scongiurava dal somministrarli alla donne e ai ragazzi. Un balbettio incomprensibile quanto pericoloso. La stessa invenzione degli Open Day con il tam tam di far correre tanti giovani verso una somministrazione e un vaccino che nascondeva per loro un rischio, è stata una decisione azzardata. Per di più nei mesi scorsi, alcuni Paesi europei tra questi la Danimarca avevano bloccato le somministrazioni di AstraZeneca e Johnson.

Per una parte di scienziati il pericolo era accertato e nemmeno poi così modesto. Mentre si spalancavano le porte ai giovani, l’Aifa studiava altre ipotesi e verificava i nuovi casi di reazioni avverse. Segnalazioni, si continua a dire anche oggi, di poca entità, ossia il 90% con effetti collaterali modesti, ma si sottovaluta quel 10% di reazioni severe e rischiosissime.

Tra i molti dubbi, le incertezze, le approssimazioni, si è fatta strada l’ipotesi ancora più sconcertante. Quella di dover consumare per forza le scorte di AstraZeneca che erano rimaste nei depositi. Così gli errori negli acquisti, i calcoli sbagliati e tutto il resto, – su cui prima o poi la magistratura indagherà – è stato messo in conto a quei cittadini che sono stati chiamati per smaltire le scorte, più che per combattere contagi e virus.
L’ESALTAZIONE DEI NUMERI DIMENTICANDO I RISCHI
La gara è stata nel dire “superate le 500 mila vaccinazioni”, oppure ecco “il record di 600 mila vaccinati in ventiquattro ore”. Una esagerata esaltazione dei numeri, dimenticando i presupposti sui rischi connessi ai vaccini a vettore virale e sulle reazioni gravi che potevano dare luogo ai giovani. Alla fine ha vinto quel circuito mediatico interessato ad enfatizzare i risultati e minimizzare i problemi, le opportune avvertenze e le giuste cautele. Cosa dire alle centinaia di migliaia di ragazze e ragazzi, alle giovani donne, dei rischi che ora corrono?
Su questo si sorvola. Infatti ogni protagonista di questa storia troverà il modo di dire la sua e prendere le distanze dalle responsabilità. Si dirà, la vaccinazione è su base volontaria, quindi i rischi sono personali con tanto di carte firmate; i medici hanno chiesto e ottenuto lo scudo legale; le società farmaceutiche diranno che era tutto previsto 1 su 100 mila rischia. Su quanti hanno avuto danni calerà un ingiusto silenzio.
Noi nell’unirci al cordoglio sincero e profondo verso la famiglia e verso tutti i cari e gli amici di Camilla Canepa, saremo ben vigili nel denunciare le storture, le approssimazioni, gli errori che emergeranno. Abbiamo chiamato i giovani ad un impegno civile e sanitario, ma avremmo dovuto con altrettanta chiarezza e prontezza avvisarli dei rischi. Chi non l’ha fatto dovrebbe dimettersi e chiedere scusa.
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