La pandemia non molla la crisi dei consumi. A sottolinearlo è la Confcommercio che nell’analizzare i dati di aprile vede ancora il perdurare di una stasi. Un rallentamento che rischia di spegnere gli entusiasmi di chi vedeva una ripartenza accelerata.
Per l’Ufficio Studi di Confcommercio, il mese di Aprile è stato “fortemente condizionate dalla pandemia” e il calo rispetto a marzo “indica qualche inerzia nel processo di trasformazione dell’incremento nella fiducia in maggiori spese”. Una realtà, quest’ultima, “ben evidente”, scrive la Confcommercio, “nel confronto annuo: gli aumenti a tre o a due cifre registrati per molti segmenti del non alimentare vanno considerati sostanzialmente come un effetto statistico”.
Per la Confederazione il balzo registrato a marzo si rivela illusorio. “Questi aumenti”, commenta il Centro studi, “piuttosto prevedibili, hanno solo in minima parte attenuato le ingenti perdite registrate da marzo del 2020: per l’abbigliamento e le calzature, le vendite dei primo quadrimestre sono inferiori di oltre il 33% rispetto allo stesso periodo del 2019”.
“A fronte di una ripresa”, concludono i ricercatori del Centro Studi, “che si consolida non si può dimenticare la dimensione delle perdite patite durante la pandemia, al fine di proseguire nella politica di sostegno mirato alle imprese più colpite, la cui attività economica difficilmente recupererà il terreno perso prima dell’inizio del 2023”.