domenica, 17 Novembre, 2024
Ambiente

Giornata mondiale degli Oceani: nel 2050 più plastica che pesci

Nell’Anniversario della Conferenza Mondiale su Ambiente e Sviluppo di Rio de Janeiro, l’8 giugno di ogni anno si celebra la Giornata Mondiale degli Oceani (World Ocean Day), una occasione per riflettere sui benefici che ci offrono ma anche sui doveri dei singoli e delle collettività per preservarli. Gli oceani producono più della metà dell’ossigeno che respiriamo e dal loro stato di salute dipende la nostra sopravvivenza, ciononostante sono in grave pericolo.

 

“VITA E SOPRAVVIVENZA”: LA FUNZIONE DEGLI OCEANI

La celebrazione dell’8 giugno di quest’anno è stata intitolata “Vita e Sopravvivenza” per ricordare a tutti che il nostro pianeta è per il 70% ricoperto dalle loro acque, un gigantesco polmone blu che, oltre a rilasciare il 50% dell’ossigeno che respiriamo, è in grado di assorbire un terzo dell’anidride carbonica prodotta. Inoltre, agisce da regolatore del clima e fornisce cibo e sostentamento a miliardi di persone. Si stima che una persona su 5 dipenda totalmente dal mare.

 

LACAMPAGNA DI RACCOLTA RIFIUTI DI LEGAMBIENTE

Nel 2050 il peso della plastica presente nelle nostre acque potrebbe superare quello dei pesci se non si interviene tempestivamente. Anche il nostro Mediterraneo corre gli stessi rischi, incuria e cattivo smaltimento accomuna tutta l’area. In occasione della Giornata degli Oceani, Legambiente rende noti i dati rilevati, nei weekend del 14 e del 28 maggio, nell’ambito della 28esima campagna europea “Clean up the Med” per la riduzione dei rifiuti marini e la tutela delle coste del Mediterraneo. Hanno preso parte alle attività di pulizia più di 1.500 volontari, dagli 8 ai 70 anni, in 34 spiagge situate in prossimità dei centri urbani in Italia, Libano e Tunisia, che hanno portato alla raccolta di 630 sacchi di rifiuti, circa 10 tonnellate in totale. Oltre il 90% dei rifiuti rinvenuti è costituito da plastica, fra bottiglie, tappi, bicchieri e frammenti eterogenei, la principale minaccia degli ecosistemi e biodiversità marine.

 

LE CONSEGUENZE DELLA PLASTICA NEI MARI

Le stime oscillano dai 4 ai 12 milioni di tonnellate di plastica finite nei mari di tutto il mondo ogni anno, il correspettivo di circa un camion al minuto, di cui 570 mila tonnellate nel solo Mediterraneo. Per lo più sospinti dal vento o trascinati dagli scarichi urbani, i rifiuti plastici causano l’80% dell’inquinamento delle acque. Non è solo una questione di disordine e sporcizia, questo tipo di rifiuti feriscono gli animali che possono restare intrappolati nei pezzi più grandi o possono scambiare le parti più piccole per cibo. L’ingestione di particelle di plastica impedisce la digestione degli alimenti normali e favorisce la presenza di inquinanti chimici e tossici nel loro organismo, che, per la catena alimentare, a loro volta vengono ingeriti dagli esseri umani che se ne nutrono. Non solo, i frammenti inferiori ai 5 mm di diametro costituiscono una fra le principali cause di morte per soffocamento di molti pesci ed uccelli marini. A causa di ciò, 115 specie marine sono a rischio, dai mammiferi agli anfibi.

 

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