Sono donne intriganti, argute, sensuali, spietate e belle da morire, le protagoniste dell’ultimo romanzo di Emanuele Gagliardi “Una mente violenta” (edito da EEE), in concorso per l’edizione 2021 del Premio IusArteLibri. Ma l’efferatezza di queste amazzoni eversive , non impedisce al Commissario Umberto Soccodato di trovare il filo perverso che lega un omicidio passionale al rapimento di un neonato durante uno scontro a fuoco fra brigate rosse e neofascisti, fra la scoperta del sito archeologico della Fonte di Anna Perenna e i servizi segreti. Gagliardi, giornalista Rai, è uno dei concorrenti abituali di IusArteLibri, finalista nell’edizione 2019 con il romanzo La Pavoncella, un giallo dal sapore pasolinianoambientato nella Roma degli anni ’70, ha un grande consenso fra gli E-lettori avvocati e magistrati.
Perché questa passione per gli anni di piombo?
Perché sono un nostalgico. In quegli anni ero un bambino. Ricordo quel mondo pieno di colori brillanti nei vestiti e negli arredi, di utensili e musica alternativa. Tutto trasudava di novità e rivoluzione. Ecco perché come giornalista da anni mi diletto a documentarmi su quegli anni. Emeroteche, archivi e videoteche sono i luoghi da cui traggo fatti e personaggi che seppur romanzati, danno al lettore una idea autentica di quegli anni cosi bui.
Come si inserisce il tuo romanzo nella tematica dell’edizione 2021 del concorso è quella della Identità Nazionale?
Nel bene e nel male i “militanti” erano identificati in valori e cause nazionali. Basterebbe analizzare gli slogan gridati durante le manifestazioni di piazza per capire come lo stesso linguaggio degli anni di piombo abbia influito sull’evoluzione del linguaggio politico italiano. I miei romanzi planano sui fatti e accendono i riflettori anche sulla banalità del quotidiano su usi e costumi dimenticati.
Difatti il romanzo ha anche una sua colonna sonora che va dalla Carrà a Rino Gaetano ed una narrazione dialogica tipica da sceneggiatura. Intende fare un film?
Non escluderei tale possibilità. Il mio stile narrativo è strettamente legato alla mia passione per la fotografia. I miei personaggi li vedo, li seguo e solo se c’è la luce giusta, scatto la foto. Poi mi chiudo in camera oscura con loro e poi mi metto dinanzi alla mia obsoleta macchina da scrivere.
Le donne dei tuoi romanze o sono assassine efferate o sono vittime su cui il carnefice si accanisce. Sei uno scrittore misogino?
Da uomo amo le donne e da scrittore amo inseguire il filo rosso delle loro menti diaboliche. Tutte le militanti hanno una menta violenta. Ma nel romanzo all’angelo terrorista con gli occhi di ghiaccio che incanta Soccodato, si contrappone la dolcezza complice e arguta di sua moglie Marietta. È innegabile che la malvagità abbia un grande fascino letterario. Da un punto di vista narrativo la violenza è l’anagramma della bellezza che maggiormente attira i lettori.