Oggi in tutte le Chiese Cristiane e Cattoliche del mondo, si celebra la solennità del “Corpus Domini”.
L’Eucaristia, fonte di vita e di dialogo che salva, viene esposta alla preghiera e all’adorazione di tutti coloro che si nutrono dell'”Unico Pane” che fa eco a quanto detto da Gesù di Nazareth ai suoi alla vigilia della passione e morte. Una cena, una di quelle che si fa con gli amici più cari che hanno seguito un cammino e condiviso gioie e dolori, attese e speranze. Lui è li, semplicemente cosciente di ciò che sta per succedere, in mezzo a loro.
È la tecnica dell’amico che ama stare in mezzo, mai a capo come leader. Una cena dove non conta ciò che si condivide ma l’esserci per condividere l’essenziale. Un pane, del vino e tanto amore e solidarietà, con un gesto che sigilla ogni cosa: la lavanda dei piedi. Logica di Dio? credo proprio di si: Ti accolgo, ti lavo i piedi, ti do il mio Pane di Vita. Se questi gesti vengono scissi e scollati dalla pagina della Misericordia e del Kerigma del Vangelo, sicuramente è una offesa e una manipolazione che non va bene.
Ti accolgo, perché “Tu sei prezioso ai miei occhi, sei degno di stima e io ti Amo”. Fatto ciò mi inchino e pulisco i tuoi piedi: come per dire accolgo la tua storia, ti do ristoro e pace, mi faccio un tutt’uno con te che sei anche parte di me. A seguire sfamo la tua fame di giustizia, di fraternità e di amore puro e disinteressato. “Prendete e Mangiatene Tutti questo è il mio corpo offerto in sacrificio per voi”.
Accoglienza / Servizio / consegna di se; un progetto d’amore che non conosce sconti e nessuna logica di possessività. Se solo provassimo a riflettere su questo “dono di sé”, tanto cambierebbe nel nostro modo di essere, di pensare, di relazionarci con il mondo intero.
Tutto nascosto misteriosamente in un “Pezzo di Pane”. Tutto avvolto da una semplicità che richiama il dono d’amore che i piccoli sanno condividere. Un “Pane” che sfama ciò che il cibo non sa fare, un Pane che ha convinto molti a mangiare solo Lui e rimanere in Lui. Un Pane che va dato con umiltà e gioia poiché apre all’Infinito e fa abbracciare di infinita tenerezza ciò che è finito.