Nell’evento pubblico organizzato a valle dell’Assemblea Generale di Federvini, l’associazione confindustriale dei produttori di vini, spiriti e aceti, sono state discusse le sfide che attendono quello che è uno dei settori trainanti del Made in Italy nel mondo. Presenti Micaela Pallini, Presidente di Federvini, e Albiera Antinori, Presidente del Gruppo Vini di Federvini, neo elette dall’Assemblea Generale del 25 maggio.
In collegamento sono intervenuti Sandro Boscaini, Past President di Federvini; Massimo Garavaglia, Ministro del Turismo, Filippo Gallinella, Presidente Commissione Agricoltura Camera dei Deputati; Gianpaolo Vallardi, Presidente Commissione Agricoltura Senato della Repubblica; Herbert Dorfmann, Commissione Agricoltura Parlamento Europeo; Paolo De Castro, Coordinatore del gruppo Socialisti e Democratici Commissione Agricoltura Parlamento Europeo; Pina Picierno, Vice Presidente Intergruppo Vini, Spiriti, Prodotti di Qualità, Parlamento Europeo; Marco Fortis, Direttore della Fondazione Edison. Stefano Patuanelli, Ministro delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali, impossibilitato a presenziare per un improvviso impegno europeo, ha inviato un messaggio di sostegno al settore.
I comparti di cui Federvini è il principale organismo nazionale di rappresentanza contano 340.000 aziende, oltre 1 milione di addetti e un fatturato che tra componenti dirette e indotte vale circa il 2% del Pil nazionale. La pandemia ha impattato in modo drammatico sul settore, a causa delle chiusure imposte agli esercizi Ho.Re.Ca. e dell’andamento delle esportazioni.
Nel 2020, rispetto al 2019, le vendite di spiriti e vini attraverso il canale Ho.Re.Ca. hanno registrato in Italia minori ricavi per circa un 1 miliardo e 250 milioni di euro (fonte TradeLab), mentre le esportazioni sono diminuite in valore di 261 milioni di euro (fonte Istat), per una perdita complessiva di ricavi pari a circa 1 miliardo e 500 milioni di euro. Tale andamento è stato compensato in misura minima dalle vendite attraverso altri canali e le attuali previsioni per il 2021 mostrano segnali di ripresa decisamente timidi. Secondo i dati della Fondazione Edison, nel 2019 l’Italia è stato in volumi il primo produttore mondiale di vino e il secondo esportatore di vini e mosti.
Nello stesso anno, in valore, l’Italia è stato il primo esportatore mondiale di aceti (302 milioni di dollari) e di vermouth e amari (223 milioni di dollari) e il secondo esportatore mondiale di vini in bottiglia (4.950 milioni di dollari), di vini spumanti (1.768 milioni di dollari) e di liquori e cordiali (489 milioni di dollari). L’impatto determinato dalle chiusure dimostra quanto esercizi pubblici, ospitalità e turismo siano centrali per intere filiere produttive. Il tema va affrontato in maniera unitaria e coordinata, per questo Federvini chiede l’apertura di un tavolo “Filiera della Socialità” con misure uniforme sul territorio nazionale. Senza misure di sostegno al riavvio delle attività legate al fuori casa – ad esempio estendendo l’uso del suolo pubblico per agevolare i ristoratori nell’accoglienza all’aperto – e la riattivazione dei flussi turistici, la ripresa delle produzioni rappresentate da Federvini e la loro tenuta sui mercati internazionali non potranno realizzarsi. Per l’associazione di categoria “è necessario ridurre gli innumerevoli adempimenti e competenze amministrative a cui il settore è assoggettato, a partire dall’abolizione del contrassegno fiscale per gli spiriti, strumento obsoleto e ormai del tutto inutile se non come produttore di costi e adempimenti.
Federvini per prima sottolinea l’esigenza di avere un sistema di controlli e certificazioni adeguato a sostenere la qualità e la sicurezza dei prodotti”. I vini, i distillati, i liquori e gli aceti italiani rappresentano prodotti del Made in Italy che costituiscono la punta di diamante della nostra esportazione agro-alimentare e sono ambasciatori dello stile italiano nel mondo. “In questo ambito – spiega Federvini – il sostegno si deve tradurre sempre più nella difesa degli spazi commerciali, insidiati da tendenze proibizionistiche o dalla costruzione di barriere immateriali di carattere normativo che in realtà rappresentano grandi ostacoli alla libera concorrenza.
È il caso dei dazi, quali quelli che da più di un anno ostacolano le relazioni tra Unione Europea e Stati Uniti e che hanno comportato ingenti perdite. Altre forme di sostegno potranno provenire da misure di defiscalizzazione del fatturato realizzato con l’export e/o di detrazione fiscale per le spese legate alla comunicazione e alla promozione sui mercati esteri”. Federvini chiede infine “misure di promozione di ampio respiro, progettate insieme alle imprese e condotte con uniformità e continuità pluriennale”.
Per Micaela Pallini, presidente di Federvini, “il settore ha bisogno di sentire al proprio fianco l’impegno concreto delle istituzioni. Occorrono interventi di semplificazione amministrativa e di carattere fiscale, così come un deciso supporto nel tutelarci in sede comunitaria, dove vediamo rischi di pericolose derive normative che minacciano quello che è un patrimonio italiano nel mondo. Lo stesso impegno è necessario sull’arena del commercio internazionale, contro dazi e barriere protezionistiche spesso applicati per ragioni che nascono al di fuori del mondo enogastronomico e, infine, nella promozione del Paese all’estero, dove scontiamo la migliore organizzazione e continuità di concorrenti diretti come la Francia. Con le nostre tre gambe, Vini, Spiriti e Aceti, siamo pronti a correre e cavalcare la ripresa. Con le istituzioni al nostro fianco avremo tutte le carte per una nuova leadership globale”.