sabato, 21 Dicembre, 2024
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20 sbarchi, 5 vittime, 700 rimpatri. Immigrazione: agire subito. Soccorsi e canali umanitari

Il mondo cattolico e quello del volontariato lanciano un  j’accuse verso le politiche, concentrate solo sulla logica securitaria invece che su quella umanitaria e di pronto soccorso marino.

Di fronte ai 20 sbarchi in un giorno, alle oltre duemila persone migranti solo nelle ultime 24 ore, alla morte di 4 adulti e un bambino e ai circa 700 rimpatri forzati in Libia dove si corre continuamente il serio pericolo di violenze e abusi il primo ad alzare la voce è Don Carmelo La Magra, parroco di Lampedusa, che si ribella alla ipocrisia di chi chiama emergenza una piaga umanitaria ininterrotta: “Sentir parlare di emergenza fa sorridere, ogni anno è la stessa storia. Con l’arrivo del bel tempo le partenze aumentano, ma c’è chi si meraviglia. Forse è un modo per non sottolineare come si sia impreparati dinanzi ad un fenomeno che non dovrebbe più coglierci alla sprovvista. Chiamarla emergenza aiuta a togliere responsabilità”.

Don Carmelo ricorda anche l’impossibilità da parte dell’hotspot a gestire tutte queste persone e di come la presenza delle navi quarantena possa snellire l’afflusso, ma certo non risolvere il problema. Serve molto di più e serve urgentemente perché la bella stagione è appena iniziata e la pandemia da Covid 19 non può che aver esacerbato il fenomeno, che, quindi, si preannuncia più grave degli altri anni.

Operazione navale nel Mediterraneo

Di assunzione di responsabilità da parte del governo parla anche Padre Camillo Ripamonti, presidente del Centro Astalli: “L’Europa affronta da anni le migrazioni come se si dovesse difendere da una costante minaccia alla propria sicurezza. Si sente vulnerabile davanti a chi privo di tutto, disperato, è realmente in pericolo di vita e ci chiede salvezza e giustizia. Ogni giorno sempre più indifferenti e assuefatti al dolore altrui continuiamo a respingere e lasciar morire”. Quello che Don Ripamonti chiede alla politica è un segnale di discontinuità, che si attivi, cioè, un’operazione navale nel Mediterraneo con la missione di intercettare e salvare i naufraghi. “L’Europa venga richiamata alle proprie responsabilità: si aprano vie legali di ingresso e canali umanitari. Si evacui la Libia e si ponga fine al traffico di esseri umani”.

Come risponde la politica? Il ministro Lamorgese ha proposto a Draghi una cabina di regia interministeriale con al tavolo anche i ministri di Esteri e Difesa. Ci auguriamo in grado di rivedere gli accordi bilaterali con Libia e Tunisia, che, grazie al Decreto Minniti, hanno goduto di nostri aiuti sostanziali in cambio di un calmieramento delle partenze dei barconi, spesso tradottosi in alcune stragi dei migranti reclusi nei cosiddetti “ghetti” di frontiera.

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