Diritti di pesca su acque ricche di specie ittiche, liti commerciali utili per rinfocolare le tensioni populiste-nazionaliste. Le coperture mediatiche che evocano “venti di guerra”. Mentre gli spari, quelli veri avvengono nel Mare Nostrum, da parte della Guardia costiera libica contro pescherecci italiani. Una storia che speravamo non si ripetesse più con l’avvento del nuovo corso in Libia e i rapporti speciali che Draghi sembrava aver instaurato con Abdul Hamid Dbeibeh.
Londra non rispetta gli accordi
L’obiettivo degli inglesi è scoraggiare il tentativo di blocco ingaggiato da alcune decine di pescherecci francesi che contestano il nuovo sistema di rilascio di licenze da parte di Jersey, che limitano il loro diritto di accesso alle acque della Manica. Accesso su cui Francia e Regno Unito avevano raggiunto un difficile accordo dopo la Brexit. Patto che non regge più.
Come era accaduto agli autotrasportatori italiani che si sono visti i panini sequestrati perché il prosciutto Made in Italy non poteva entrare nel Regno Unito senza essere tassato. Ora si dovrà decidere sull’avvenire dei diritti di pesca e trovare accordi complessivi. In Europa ci sono 107 mila addetti alla pesca e 43 mila lavoratori nell’acquacoltura. In Italia il settore pesca rappresenta oltre 1500 cooperative, più di 20 mila soci, oltre 1 miliardo di euro di fatturato e l’80% della base produttiva a livello nazionale.
Mediterraneo inquieto
Per l’Italia rimane aperta la diatriba sui presunti sconfinamenti dei nostri pescherecci in acque libiche o tunisine e le questioni geopolitiche di rilevanza strategica.
Le tensioni e i venti di guerra, non mediatici ma reali, riguardano sempre la fragile situazione in Libia, la presenza sempre più marcata di potenze come Russia, Turchia e Cina nei Paesi del nord Africa. Le terribili disumane tragedie dei barconi che affondano, dei respingimenti violenti, dei morti annegati. Temi che non impensieriscono più di tanto l’Europa. Mario Draghi, nel suo discorso di insediamento ha sottolineato il rapporto strategico e imprescindibile con Francia e Germania, ma allo stesso tempo ha rimesso al centro dell’attenzione italiana l’area del Mediterraneo, con particolare attenzione alla Libia, al Mediterraneo orientale e all’Africa.
L’ambiente e la situazione migratoria saranno al centro dell’agenda del premier. Ma ora urge un intervento del Governo a tutela dei nostri pescatori, per chiarire una volta per tutte le regole di ingaggio della marina militare libica .Sullo sfondo rimane la necessità che la Libia sia restituita ai libici e che le potenze straniere che stanno su quel territorio se ne vadano a casa.