La pandemia e le sue ossessioni avvolgono i ragazzi: crisi della socialità, ricerca nei siti internet di pornografia, escalation di cyberbullismi’; orientamento sessuale meno definito di ragazzi e ragazze. L’effetto lockdown, tuttavia, porta con sé anche la riduzione dei consumi di alcol e stupefacenti.
Sono gli elementi che emergono dalla ricerca della Fondazione Foresta Onlus di Padova, diretta dal professor Carlo Foresta, condotta su oltre 5 mila giovani dell’ultimo anno di superiori del Veneto, della Campania e della Puglia.
Aumenta la percentuale di ragazzi che dichiarano di non essere eterosessuali (8% nel 2018-2019 rispetto al 15% nel 2020-2021). Fenomeno che investe anche le ragazze, già negli anni precedenti orientate ad una minore eterosessualità. Spinti a riscoprire la propria sessualità su internet, si affida a siti di incontri il 10% rispetto al 5% di due anni prima). La pornografia emerge fortemente come una nuova abitudine nelle ragazze; più del 30% ha dichiarato di collegarsi abitualmente a siti pornografici, rispetto al15% del 2018-2019. Con un aumento parallelo dell’autoerotismo. Il coinvolgimento del web nella sessualità porta gli adolescenti di entrambi i sessi a praticare molto più sexting e cybersex.
“La pandemia ha cancellato una parte importante nella socialità dei ragazzi”, afferma il prof. Foresta, “diventa più difficile conoscere i coetanei, innamorarsi e sperimentare la sessualità, che si è riversata quindi nell’unico strumento di socialità a loro disposizione: internet. Qui però i rischi derivanti dalla condivisione della propria intimità sul web aumentano, come dimostrato dall’altissima percentuale di atti di cyberbullismo. Fenomeno importante è il drastico calo nel consumo di alcolici e stupefacenti (-40% e -25% rispetto a due anni fa). Un crollo dovuto anche al lockdown e al coprifuoco imposto dalla pandemia.
“La maggior solitudine che ne è derivata ha forse aperto nei giovani ampi spazi di auto-riflessione, portando a galla una maggior incertezza nel loro orientamento sessuale”, conclude Carlo Foresta, “d’altro canto, se è vero che i comportamenti a rischio come fumo e alcol sono diminuiti, non va ignorato l’impatto del lockdown sull’attività fisica e quindi sulla salute, soprattutto a lungo termine”.