Che si sia trattato di un chiaro endorsement o di una semplice attestazione di stima, quello di Donald Trump nei confronti di Giuseppe Conte nasconde un interesse verso il nostro Paese che va ben oltre le dinamiche contingenti della crisi di governo.
Per il tycoon che, nonostante l’imbarazzo del suo stesso partito, si è fatto Presidente, il 2020 rappresenterà lo spartiacque tra una presidenza episodica e l’affermazione definitiva della sua scelta politica.
Occorre ricordare che Trump si è insediato alla Casa Bianca grazie alla maggioranza dei Grandi Elettori, nonostante il voto popolare, come Al Gore nel 2000, avesse premiato la candidata democratica Hillary Clinton. Le elezioni di midterm, inoltre, hanno consegnato agli USA un Parlamento a scarsa maggioranza Repubblicana, creando spesso serie difficoltà a Trump.
Per cui, è facile supporre che, per l’anno prossimo, il tycoon debba ricucire rapporti con l”amico-nemico Putin, partendo proprio dal ritorno della Russia nel G7. Un ritorno auspicato anche dall’Italia, come dimostrato dall’atteggiamento di Conte, schieratosi apertamente, su questo, a favore di Trump.
Non è un mistero che dal dopoguerra le vicende italiane hanno quasi sempre coinciso con le necessità statunitensi. Il governo giallo-rosso che pare prendere vita dovrà guardare attentamente oltreoceano, in un 2020 costellato di primarie ed elezioni presidenziali. La galassia dem potrebbe convergere su un candidato in grado di sovvertire l’attuale direzione economico-politica degli Usa.
Una prospettiva probabilmente tenuta sotto costante osservazione da Matteo Renzi, verso il quale la Presidenza Obama, si era dimostrata particolarmente sensibile.