lunedì, 23 Dicembre, 2024
Salute

Vaccini. Prof. Giordano (Temple University) “trombosi? rischio infinitamente più basso rispetto alla morte per Covid”

Vaccini si, vaccini no. Crescono i dubbi e le paure tra i cittadini ma il pensiero degli scienziati è univoco: vaccinarsi tutti è l’unica via per uscire dalla pandemia. Abbiamo voluto rivolgere lo stesso quesito a un ricercatore oltre oceano, il professore Antonio Giordano, direttore dello Sbarro Institute dellaTemple University di Philadelphia, per sapere se la convinzione anche lì sia la medesima.

Professor Giordano, la paura sugli effetti collaterali dei vaccini è fondata?
Va sempre ripetuto che la messa in circolazione dei vaccini necessita di una sperimentazione clinica effettuata con metodi rigorosi in grado di tutelare la salute della popolazione mondiale. La pressione esercitata da questa pandemia, ha generato approvazioni prive di alcune informazioni importanti: ad oggi non si conosce la durata della protezione anticorpale e nessun vaccino è in grado di proteggere il 100% delle persone (ma più del 90%). Inoltre, come sappiamo, alcuni dei vaccini necessitano di particolari e complessi metodi di trasporto e conservazione che non possono essere garantiti nei paesi più poveri. Fortunatamente per l’Europa, l’EMA segue regole severe e non autorizza farmaci che non abbiano concluso la fase sperimentale 3 e la scienza ha fatto passi da gigante. Ricordiamoci che esistono 200 approcci vaccinali testati, ma che ora i potenziali vaccini si contano sulle dita di una mano.

Si, ma tra questi sono solo i vaccini con vettore adenovirale (Astrazeneca e J&J) a destare maggiori preoccupazioni rispetto a quelli che agiscono sull’RNA. Lei che ne pensa?
Le autorità deputate ad elargire le approvazioni dei vaccini lo fanno solo dopo aver valutato meticolosamente tutte le fasi di sperimentazione. AstraZeneca e J&J utilizzano entrambi vettori adenovirali modificati per trasportare all’interno dell’organismo le informazioni necessarie alla produzione di anticorpi anti Sar-Cov2. Probabilmente proprio la risposta a questo vettore potrebbe innescare la formazione di rarissimi trombi. Ad oggi, però, non è dimostrata la correlazione tra vaccinazione ed eventi trombotici, la probabilità di morire per trombosi dopo la vaccinazione è molto molto più bassa che morire di Covid-19. La maggiore responsabilità di questo timore credo sia determinata da una errata comunicazione.

 Cosa intende con “errata comunicazione”?
Se da una parte limitare la comunicazione dei medici e di chi genera cultura scientifica non è accettabile in nessun paese democratico, tuttavia, in questo particolare periodo storico, penso sia corretto suggerire di limitare affermazioni fuori posto. In ogni caso, quando un medico rilascia delle dichiarazioni lo fa sulla base di conoscenze scientifiche e non speculative, mentre alcuni notiziari mi sembrano più intenti ad ottenere un ampio consenso popolare, magari spaventando i non addetti ai lavori, piuttosto che informare.

Perché alcuni vaccini sono più adatti agli under 60 e altri no?
Esiste una variabilità interindividuale di risposta ai vaccini e probabilmente le sollecitazioni del sistema immunitario in soggetti giovani talvolta possono essere più tempestive rispetto ad un soggetto più anziano. La scienza ha prodotto vaccini efficaci e sicuri in circa 10 mesi a differenza dei canonici 5-8 anni che si impiegano per i vaccini in generale. D’altra parte, ci troviamo di fronte ad una emergenza sanitaria mondiale, che ha messo in crisi l’economia globale e che probabilmente avrà ripercussioni per svariati anni. Credo che chiunque di noi possa sottoporsi alla vaccinazione in modo altruista al fine di contrastare il prima possibile questa infezione. I rischi delle vaccinazioni ad oggi sono estremamente inferiori ai rischi causati dall’infezione Covid-19.

Quanto invece debbono spaventarci le varianti?
Il virus per natura muta, pertanto, il fatto che esistano varianti non altera in alcun modo la diagnosi, la prevenzione e il trattamento ma solo, probabilmente l’epidemiologia. Se continuiamo ad attuare atteggiamenti responsabili e ad accelerare la campagna vaccinale ne usciremo.

È possibile prevedere quando si riuscirà a vedere la fine del tunnel?
Le variabili sul campo sono troppe per fare delle previsioni.

Per accelerare le campagne vaccinali, sarebbe opportuno introdurre nei mercati occidentali altri vaccini, ad esempio russi o cinesi?
Ritengo che tutta la popolazione mondiale debba usufruire di qualsiasi vaccino venga approvato, a prescindere dalla nazionalità di produzione. Detto ciò, in Cina migliaia di persone hanno ricevuto almeno una dose di vaccino, alcuni cinesi residenti in Italia addirittura stanno tornando in patria per sottoporsi alla vaccinazione. Circolerebbero circa 4 vaccini, somministrati ad operatori sanitari, militari, etc., ma le relative sperimentazioni cliniche non sono ancora terminate. Considerando che la Cina potrebbe vaccinare milioni di persone, non essere sicuri dei rischi correlati è imprudente. Quello che va sempre ripetuto è che per poter mettere in circolazione dei vaccini è necessario che la sperimentazione clinica sia stata effettuata con metodi rigorosi, la tutela per la salute della popolazione mondiale va sempre messa al primo posto. L’’EMA segue regole più severe, ma qui non c’è una gara tra vaccini, qui si parla di salvare la popolazione mondiale.

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