“La tenuta dei conti pubblici e la crescita in termini economici sono priorità per il Paese.
Non bisogna usare la questione Europea come alibi per non affrontare la questione italiana. Il debito pubblico italiano è una questione italiana, non europea, e l’Europa ci invita a fare attenzione.
E questo ci dice che dobbiamo fare attenzione a tutte le manovre economiche che abbiamo in mente in termini di effetti sull’economia reale. Occorre evitare una procedura di infrazione che ha delle conseguenze importanti per il Paese”.
Cosi’ il presidente di Confindustria Vincenzo Boccia, ospite a Circo Massimo, su Radio Capital, commenta il rischio di una procedura di infrazione da parte di Bruxelles. “Noi siamo molto chiari: fare delle manovre in deficit per incrementare spesa ordinaria, e quindi il debito pubblico del Paese, e subire un effetto dell’incremento dello spread, e quindi dei tassi di interesse per famiglie, imprese e debito pubblico, significa avere una tassa occulta che paghiamo per via indiretta”, continua Boccia, “per noi manovre in deficit non hanno alcun senso e non sono nell’interesse del Paese.
Altra cosa è l’emissione di eurobond in chiave europea per costruire una grande rete di infrastrutture transnazionali o condividere anche con tutti i Paesi uno sforamento del rapporto deficit PIL ma solo per una dotazione infrastrutturale, quindi per investimenti. Sono due cose completamente diverse”.
“Se vogliamo cavalcare una stagione riformista europea non possiamo andare in Europa a chiedere cortesia per fare deficit e debito pubblico per spesa ordinaria.
Dobbiamo costruire un percorso virtuoso per il Paese, ricordandoci purtroppo che abbiamo un debito pubblico rilevante. C’è bisogno di un’operazione di grande realismo e prima ancora definire quali effetti sull’economia reale arrivano dalle cose che diciamo di voler realizzare.
Altrimenti incrementiamo il debito e rischiamo di avere uno spread più alto, e quello che può essere utile ai fini di tassazione dal punto di vista nominale diventa uno spreco dal punto di vista dello spread”, sottolinea Boccia.
Il presidente di Confindustria dice che la flat tax “può essere condivisibile come concetto, ma bisogna capire come la fai e quali effetti sull’economia reale ha. Detto questo, la sfida che abbiamo lanciato alla politica in occasione della nostra assemblea è uscire dalla tattica e dal presentismo e cominciare ad avere una visione e una strategia del Paese e dell’Europa.
Su questo bisogna confrontarsi. Se definiamo una politica dei fini in chiave europea e italiana, possiamo costruire un percorso. Uno di questi e’ la riduzione delle tasse sul lavoro e un piano di inclusione giovani. Sono questioni che dobbiamo affrontate e vanno approfondite, e non affrontate con titoli”.
E sullo Sblocca Cantieri: “E’ evidente che dobbiamo tenere sempre alta la guardia ed evitare anomalie, dall’altra parte si comincia a parlare per la prima volta nel Paese di un fattore di cui non abbiamo mai avuto una sensibilità, che è la questione temporale, in quanto tempo facciamo le cose che diciamo, e il nodo infrastrutture è determinante per il Paese.
Se lo sbloccacantieri va nella direzione di costruire, nel rispetto delle regole del gioco, e realizzare le opere in tempi certi e nell’interesse del Paese è una giusta questione che si pone all’interno di un Paese che deve reagire. Attivare i cantieri ancora fermi per cui sono già state stanziate risorse significa creare lavoro.
Le infrastrutture collegano l’Italia al suo interno e al mondo e la fanno crescere”. Con lo Sblocca Cantieri “e il decreto crescita si comincia un percorso. E’ un punto di partenza che pero’ non basta.
Speriamo che questo serva a dare priorità alla crescita per arrivare ai fini che il governo si pone che pero’ non possono essere realizzati senza crescita”. Nel governo però non mancano scricchiolii: il presidente degli industriali ricorda che “la stabilità politica è una precondizione per i fini della politica, e questo governo deve chiarirsi e deve chiarire al proprio interno ad esempio come affrontare la prossima manovra finanziaria.
La stabilità è una precondizione per un percorso. Ma se la stabilità serve a continuare una logica di presentismo e conflittualità, questo crea incertezza, e l’incertezza non aiuta ne’ le imprese a investire ne’ i consumatori ad attivare la domanda: crea solo ansia nel Paese e nell’economia”.