giovedì, 28 Novembre, 2024
Società

Il mito del mondo nuovo e l’eresia gnostica dei nostri tempi

Da oltre un anno il mondo sta affrontando una crisi sanitaria, economica e sociale senza precedenti. I Paesi occidentali in modo particolare si ritrovano a dover fare i conti con una catastrofe pandemica, che sta mettendo a dura prova il paradigma culturale e politico su cui la stessa civiltà occidentale moderna è stata costruita: il mito dello storia umana come processo inarrestabile di sviluppo e progresso. Un mantra che a ben vedere affonda le proprie radici sin dai tempi dell’eresia gnostica, che nel Novecento e nei primi due decenni del nuovo millennio ha trovato forme di espressione e di diffusione in movimenti di massa come il progressismo, il positivismo, il marxismo, la psicanalisi, il comunismo e il fascismo.

 

RELATIVO PESSIMISMO CRISTIANO

Ma come ha potuto l’eresia gnostica trasformarsi da movimento – per sua stessa natura intrinseca – elitario a concezione filosofica di massa capace, in definitiva, di radicarsi nei più diversi movimenti culturali e politici della storia moderna occidentale? Tornano alla mente le parole di Augusto Del Noce, filosofo del Novecento tacciato di reazionarismo da gran parte della critica, che ebbe, tuttavia, il merito di cogliere perfettamente il nodo della questione: “Questo relativo pessimismo cristiano (è in sostanza il senso cristiano del peccato) non si riduce in alcun modo ad un pessimismo d’inerzia. La libertà è eternamente minacciata e deve eternamente essere difesa. Non vi può essere pace per il cristiano, e Cristo agonizza fino alla fine dei tempi.”

La concezione moderna della storia è figlia della rimozione dell’idea di perfettibilità della realtà umana e dell’uomo tout-court. Per dirla con Jaspers, se nell’uomo non vi è traccia del “male radicale”, allora la realtà storica in cui vive l’uomo è certamente “redimibile” attraverso la l’attuazione di dottrine e ideologie, ideate e costruite da una piccola cerchia elitaria. Ma lo sviluppo e il progresso della storia dell’uomo è davvero riducibile a tutto questo? In realtà, in ogni epoca storica le civiltà sono costrette a difendere ciò che le generazioni precedenti hanno faticosamente conquistato, perché non sono traguardi acquisiti una volta per tutte, a causa della nostra natura umana imperfetta. Si tratta di un impegno collettivo, di una vera e propria chiamata alle armi. Soprattutto in tempi di pandemia.

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