In relazione a quanto seguirà vorrei precisare che questa testata si limita a riportare ciò che Josh Rudolph, associato di The Alliance for Securing Democracy, ha dichiarato pubblicamente. Pertanto il giornale La Discussione non è responsabile del contenuto di tali dichiarazioni.
Lo scorso fine settimana si è tenuta la riunione annuale del G7 a Biarritz, in Francia.
in realtà questo incontro potrebbe essere il primo nella storia del G7 al quale i capi di governo delle Nazioni associate si incontrano senza condividere prima una dichiarazione congiunta. Ciò in parte è stato voluto dal “padrone di casa”, il Presidente Emmanuel Macron che voleva evitare Il fiasco dello scorso anno dovuto al Presidente degli Stati Uniti, il quale ritirò il suo appoggio alla dichiarazione concordata 10 minuti dopo che era stata resa pubblica. Macron, in questo modo, ha potuto riassumere serenamente la propria posizione.
La notizia positiva è che tale flessibilità formale può fornire al Presidente francese di sostenere, prioritariamente in Europa, i suoi sforzi per la lotta ai finanziamenti segreti stranieri nei confronti dei partiti politici, a campagne di vario genere, a pubblicità più o meno celate.
L’accordo più importante è stato raggiunto al vertice del G7 dello scorso anno tenutosi a Charlevoix, in Canada. Tale accordo riguarda l’impegno assunto per l’istituzione del RRM (G7 MECCANISMO DI RISPOSTA RAPIDA), un meccanismo di coordinamento e scambio di informazioni deputate al contrasto di criminose interferenze che vanno da finanziamenti stranieri, tutt’altro che trasparenti, ai partiti politici, alla disinformazione sui social media e ad ogni tipo di pubblicità politica.
Da quando, lo scorso anno, è stato istituito l’RRM solo 3 Governi del G7 hanno, a loro volta, istituito gruppi di lavoro coordinati e diretti da dipendenti pubblici che condividono informazioni con servizi di sicurezza e governi i quali fanno parte del G7.
- il Ministero degli Esteri canadese ha organizzato uno staff di 8 persone che ha avuto modo di osservare che le tattiche di disinformazione introdotte dalla Russia sono state utilizzate in alcune elezioni europee da soggetti non statali che gestiscono siti di notizie alternative e fuorvianti oltre ad account di social media non autentici;
- il Regno Unito ha istituito una squadra del tutto simile a quella canadese di 7 persone per individuare la disinformazione (come le false affermazioni russe sulla avvelenamento dell’ex colonnello del GRU, il servizio segreto militare russo, e di sua figlia Julia a Salisbury) e collaborare con il resto del governo britannico per un maggiore equilibrio nelle dichiarazioni pubblicate in rete e sulla carta stampata;
- nel caso della Casa Bianca, anche se non ha costituito una Task Force specifica, i Dipartimenti esecutivi sono costantemente impegnati in lotte di questo genere.
Tali sforzi sono vitali per la sicurezza delle democrazie e necessitano di sviluppi sempre maggiori in attività informatiche da parte dei servizi di sicurezza occidentali. Tuttavia il rischio di tali attacchi rimane alto poiché la rete di protezione è ancora a “maglie” troppo larghe ed è concentrata su obiettivi più salienti e conosciuti.
Intanto Mosca diventa sempre più audace con il suo dispiegamento clandestino di “spese politiche”.
I casi di interferenza finanziaria nelle democrazie del G7 che sono stati segnalati includono:
- un prestito ad un partito in Francia;
- legami stranieri con il principale donatore in Gran Bretagna;
- offerte di informazioni dispregiative su un avversario negli Stati Uniti;
- supporto “materiale” ad un legislatore in Germania;
- trattative al fine di canalizzare i profitti petroliferi in occasione di un party in Italia.
Secondo quanto riferito dalle Task Force internazionali il danaro Russo nutre anche ecosistemi digitali di estrema destra in Svezia oltre che in altri paesi europei.
Purtroppo i partiti politici sono raramente entusiasti di reprimere i finanziamenti illeciti soprattutto per le campagne elettorali, quindi, niente si può ottenere sia dal G7 che dei vari team al lavoro su questo tema, a meno che non sussista la volontà politica di bloccare seriamente tali minacce.
In conclusione, il G7 potrebbe fornire il giusto stimolo ai nuovi difensori delle democrazie per iniziare a tracciare e puntare i riflettori sul “Covert Money” straniero.
Con Macron al timone questo fine settimana e con il G7 del prossimo anno ospitato da Trump (che vuole riammettere la Russia), questa potrebbe essere l’ultima migliore speranza di dare nuovo slancio, scopo e direzione ai continui sforzi per garantire la sicurezza delle democrazie occidentali.