I cittadini persi nel labirinto Italia. Troppi pensionati e pochi giovani al lavoro. Troppi incentivi inefficaci mentre alle imprese viene negato il credito per ripartire e produrre. La sferzata di Fratelli d’Italia sul caso del ministro Speranza, che si muove tra incertezze e sottovalutazioni. La politica fa passi indietro mentre il Paese attende il decollo del piano vaccinazioni e la ripresa annunciata.
Il labirinto Italia, le prospettive del paese perse tra i troppi pensionati e i pochi giovani. Il futuro economico appeso al filo delle incertezze dove si vaccinano le categorie che non sono più attive nel mondo del lavoro, mentre chi è impegnato nel tessuto produttivo non ha ancora avuto nemmeno la prima dose. È il quadro caotico della crisi italiana che va oltre la pandemia. È l’Italia delle scelte fatte a metà, del provvisorio che diventa la realtà quotidiana su cui poggiano i destini di famiglie e imprese. Situazioni di crisi e di emergenza che ormai si trascina da anni senza che si riesca ad invertire la rotta. Eppure tutti sappiamo che così non sarà possibile andare avanti. Il blocco è in primo luogo politico, o quello che rimane della politica. Senza decisioni, progetti e scelte si finisce al tappeto, con gli inevitabili rattoppi, che appaiono peggio dei buchi. Prendiamo il “caso Speranza” il ministro della salute – sopravvissuto al primo Governo Conte – ha avuto finora in mano tutte le decisioni strategiche sulla pandemia, sugli ospedali, sulle vaccinazioni. Su progetti presenti e futuri legati ai fondi Europei relativi alla sanità. Possiamo dire con serenità oggettiva se sappiamo dove oggi ci hanno portato le sue decisioni? Una risposta c’è, siamo in un guado. Siamo tra un ginepraio di polemiche su acquisti e qualità delle mascherine, sui metodi usati per i lockdown, su acquisti dei vaccini e piano delle somministrazioni.
Il caso del Ministro Speranza
Le coperture mediatiche propongono versioni rassicuranti, ma la realtà ci dice, purtroppo, altro. Nessuno vuole soffiare sui problemi tantomeno sulla persona di Speranza, ma nemmeno si può far finta di non vedere che la richiesta di dimissioni del ministro Roberto Speranza proposte dalla leader di Fratelli d’Italia, sono politicamente motivate. C’è una ragione tra le tante, che mostra come, oltre ai continui aggiustamenti di programma relativi alla gestione della pandemia e delle vaccinazioni, siamo di fronte ad una massa di cittadini con gravi patologie che rischiano di non potersi più curare negli ospedali. Abbiano detto “rischiano” ma la realtà ci dice che siamo davanti a situazioni drammatiche. Su questo fronte il ministro è rimasto in silenzio, perché non c’è una politica sanitaria. Non l’abbiamo avuta per le emergenze pandemiche – e i casi di cronaca lo dimostrano – né per i malati affetti da patologie gravi che rischiano la vita perché l’emergenza Covid ha cancellato tutto il resto. Quello della crisi sanitaria è una faccia della medaglia. Sull’altra c’è impressa la crisi economica che, al di là delle rassicurazioni, corre al galoppo. Abbiamo detto che siamo in un Paese dove gli anzianisono il doppio dei giovani, e va molto peggio per i nascituri: ci sono 5 nonni per un bambino. Se guardiamo indietro abbiamo il quadro esatto della metamorfosi dell’Italia: tra il 1951 e il 2019, si passa da meno di 1 anziano per un bambino nel 1951 a 5 nel 2019. Anche l’indice di vecchiaia – dato dal rapporto tra la popolazione di 65 anni e più e quella con meno di 15 anni – è notevolmente aumentato: dal 33,5% del 1951 a quasi il 180% del 2019.
Se solo volessimo soffermarci su questi ultimi dati, possiamo già dire che la nostra Italia non ha futuro perché ha un numero esorbitante di pensionati, mentre scendono di anno in anno i giovani e le nascite. Una caduta demografica che segna per profondità e, soprattutto, perché inedita nella storia della Nazione, un futuro di gravi. incertezze. Non avere crescita demografica significa stare nel punto in cui stiamo ossia fermi, con pensionati che tra qualche anno sopravanzeranno chi lavora. E chi pagherà poi le pensioni? Come sarà mantenuto lo stato sociale? Chi sopravviverà economicamente a condizioni di assoluta incertezza economica che vivranno le famiglie e i giovani. Senza un orizzonte di possibilità reali, senza lavoro, senza le basi di una sviluppo che premi l’occupazione dei ragazzi e delle donne, in assenza di tutele e sostegni economici – annunciati ma inesistenti nella realtà – per le imprese fatte da giovani imprenditori, il futuro sarà sempre più grigio e privo di autentiche prospettive. Lo diciamo da tempo, la politica più che fare comunicazione, e selfie, si impegni in scelte coraggiose. Il futuro è già tra noi con molte tragiche incognite. Aprire gli occhi sull’Italia reale è una urgente necessità.