lunedì, 16 Dicembre, 2024
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Commercio, turismo, spettacoli. Si guarda al 20 aprile

Nulla può cambiare fino al 20 aprile come prima ipotesi. Se non ci saranno novità nel calo dei contagi se ne riparlerà il 30 aprile. Il mese limite però è maggio. Andare oltre sarebbe il crollo delle imprese. Lo dicono con una certa amarezza la Associazioni di categoria del commercio, ristorazione, turismo e spettacolo che provano comunque a sollecitare per aprire nuovi spiragli ed accorciare i tempi. A loro sostegno sono arrivati anche i presidenti delle Regioni che per ora, pur con qualche osservazione polemica, non rompono le fila.

Gli scontri di piazza avvenuti a Roma, inoltre, non cambiano sostanzialmente il quadro d’insieme: nonostante il pressing delle forze politiche di centrodestra, che chiedono un calendario delle riaperture con date certe sicure e per dare certezze ai settori e agli operatori economici più in crisi, bisognerà attendere comunque il 30 aprile. Ovvero, la data prevista dal decreto con le misure anti Covid attualmente in vigore. Questo perché i dati non consentono ancora allentamenti.

 

TAVOLO GOVERNO-REGIONI

In ogni caso, se ne è parlato anche al “tavolo” tra Governo e Regioni. “È il momento di riprogrammare le riaperture dei prossimi mesi, solo così il Paese sarà pronto a ripartire dove il virus lo consentirà”, ha detto il presidente della Liguria, Giovanni Toti, appoggiato dal “collega” dell’Emilia-Romagna Stefano Bonaccini, per il quale “se dopo il 20 aprile i numeri saranno migliori perché non aprire qualche attività?”. Data ribadita dalla ministra per gli Affari regionali Mariastella Gelmini: “delle riapertura da maggio ci saranno, forse qualcosa anche dal 20 aprile”.

Per il sottosegretario alla Salute, Pierpaolo Sileri, comunque, “dal 20 aprile potremmo porci la domanda se anticipare le riaperture o far scivolare tutto ai primi di maggio. Se i numeri miglioreranno, e penso di sì, potremmo fare una scaletta partendo da quelle attività che possono farlo in sicurezza”.

 

IL TURISMO IN FORTE SOFFERENZA

“È fondamentale dare date certe, perché ogni giorno che passa perdiamo potenziali clienti. Penso che nel giro di qualche giorno saremo in grado di dare date certe”, osserva il ministro del Turismo, Massimo Garavaglia, che fa una previsione, “l’anno scorso abbiamo aperto a metà maggio, non vedo perché non possa essere così anche quest’anno”.

“Le parole del ministro sono sacrosante”, sottolinea il presidente di Federalberghi, Bernabò Bocca, che vede nella indicazione del ministro un motivo di speranza, “Un albergo non è come un negozio o un bar che da un giorno all’altro riapre, un albergo ha bisogno di programmazione: deve accettare le prenotazioni, fare campagne sui Paesi italiani e stranieri, inserire le date sui portali. Non esiste settore come il nostro che abbia bisogno di programmazione”. Il problema, forse impossibile da risolvere, e che molti chiedono una data, almeno simbolica, che indichi le riaperture. Ma a con dei limiti temporali.

“Dateci una data, ma non il 2 giugno: sarebbe troppo tardi”. È la posizione di Confturismo. Il vicepresidente Marco Michielli spiega che la data indicata dal ministro Garavaglia, sarebbe quella del 15 maggio, “la stessa della Grecia, in coincidenza con la Pentecoste, che rappresenta il primo grande afflusso di turisti del Nord Europa nel nostro Paese. Spostare tutto al 2 giugno ci farebbe andare oltre la Pentecoste, che è da sempre il viatico di una buona stagione ovunque”. Per questo Confturismo sottolinea, “comprendendo le sue difficoltà”, di “dialogare con il collega alla Sanità per poter uscire ufficialmente con la data del 15 maggio: a quel punto la clientela tedesca potrà prenotare e arrivare nelle nostre località, considerato che le ferie non si possono fissare all’ultimo momento”. Sulla difficile situazione dello spettacolo, invece, c’è un pressing nel chiedere la riapertura ma senza troppe misure di controllo che scoraggerebbero il pubblico.

 

SOLUZIONI POSSIBILI PER GLI SPETTACOLI

Come ad esempio obbligare gli spettatori a presentare un tampone effettuato almeno 48 prima per accedere a un evento sarebbe, “un elemento di discriminazione sociale, oltre che un ulteriore disincentivo alla partecipazione”. È quanto sostiene l’Associazione generale dello spettacolo (Agis-Confcommercio) commentando alcune ipotesi circolate sulla riapertura dei luoghi di spettacolo, che prevedono anche l’obbligo di utilizzo di mascherine Ffp2 e un numero massimo di spettatori ammessi.

“In alcun modo è possibile ipotizzare una capienza fissa che non tenga in considerazione la reale dimensione della sala” e ribadisce la proposta di “un limite massimo di capienza calcolato detraendo dal numero dei posti autorizzati dalla Commissione di Vigilanza quelli necessari a garantire il distanziamento di almeno un metro tra le rime buccali”, fermo restando che “non sono tenuti all’obbligo del distanziamento interpersonale i componenti dello stesso nucleo familiare o conviventi o le persone che in base alle disposizioni vigenti non sono soggette a tali disposizioni”. Tutti, infine, chiedono al Governo Draghi una prova maggiore di impegno economico e accelerare non solo sul fronte sanitario ma anche su quello degli aiuti.

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Redazione

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