venerdì, 20 Giugno, 2025
Attualità

Ponte sullo Stretto, un’opera discussa ma un fronte è pronto a scommetterci

“Dal centro del Mediterraneo”, recitava uno slogan trasmesso su frequenze radiofoniche in riva allo Stretto.
Una realtà geografica, certo, ma non solo. Le potenzialità e la posizione strategica dello Stretto di Messina, ormai note, tornano oggi alla ribalta con il dibattito sulla costruzione del Ponte. Il collegamento stabile tra la Calabria e la Sicilia, infatti, rappresenta per molti la svolta per il rilancio delle due regioni, ma anche del Sud e del Paese. La discussione, ora, anche in vista del Recovery Plan, è entrata nel vivo pure sul piano istituzionale, con la commissione ministeriale che si occupa del tema e un intergruppo parlamentare che si muove per sciogliere i nodi. Quali obiettivi? “Semplicemente far partire il cantiere per la realizzazione del ponte entro questa legislatura”, spiega all’Italpress Davide Faraone, capogruppo di Italia Viva al Senato e membro dell’intergruppo parlamentare. “Il sistema infrastrutturale – aggiunge – sarà davvero utile al Paese solo quando Sicilia e Calabria diverranno la piattaforma logistica europea nel Mediterraneo e questo non potrà avvenire senza il Ponte che ad oggi è il solo progetto cantierabile in qualche mese. Italia Viva chiede di attuare le strategie di sviluppo concordate e condivise dall’Europa col nostro Paese da anni. Il problema è l’alta velocità fino a Palermo ed Augusta ma anche spostare il traffico merci da Rotterdam alla Sicilia arricchendo il nostro paese”.

Secondo Faraone “per il ponte non c’è il requisito di opera che si può realizzare entro il 2026 – sottolinea -, ma possono essere spostate risorse da altre voci di bilancio che si liberano utilizzando le risorse del Recovery.  È solo volontà politica, la fonte di finanziamento è una scelta successiva”.

Nelle fasi di preparazione del progetto del ponte, poi approvato, per verificare la fattibilità dell’opera sono stati avviati studi geologici e campagne di indagine geognostica. L’attenzione da sempre riservata a questo braccio di mare, negli anni, ha reso lo Stretto una delle aree più studiate.

“Del ponte sullo Stretto si discute dal 1990”, afferma Alessandro Pagano, vice capogruppo della Lega alla Camera. “Trent’anni di scuse – spiega all’Italpress – per non fare nulla e tirare a campare”. Pagano si sofferma sul “valore strategico di quest’opera, perché – spiega – solo chi è in malafede può negare l’evidenza del rapporto costo-beneficio in termini di efficienza, efficacia ed economicità”.

Il deputato ricorda la centralità del Paese e della Sicilia nella storia. “Stare ‘al centro’ però non è possibile – evidenzia – senza infrastrutture nazionali e servizi adeguati”. Per Pagano, “siamo arrivati in una fase in cui, indipendentemente che governi una parte politica o l’altra, bisogna inseguire il sogno di crescita e sviluppo, a meno che una parte della politica nazionale non voglia rassegnarsi alla povertà e ad essere subordinati ad altri paesi. Né valgono più le argomentazioni farlocche e ideologiste di tipo ambientalista, no TAV, no Ponte, no TAP, salvo poi cambiare idea al primo sventolio di gestione del potere”. Il deputato conferma, quindi, “la ferma volontà della Lega a esprimersi favorevolmente per la realizzazione di un’opera realmente strategica”.

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