Il Magnificat è il Cantico che rappresenta il “Manifesto di Dio”, è, cioè, cio’ che Dio vuole che si dica di se. Cosi presenta il componimento Mons. Frisina. Dio, come ci indica la Beata Maria, è quello che ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore, ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili, ha ricolmato di bene gli affamati, ha rimandato i ricchi a mani vuote, …
Il Maestro, Sacerdote, Compositore e Docente, ha scritto le Musiche del MAGNIFICAT inizialmente per Mina nel 2000 (Anno del Giubileo indetto da San Giovanni Paolo II°).
Maestra Bruno, oltre a compiacerci con Te per la magistrale interpretazione di questa straordinaria “Opera” Ti chiediamo: come vivi questa grande responsabilità e questa straordinaria gioia?
Posso dire di essere “abituata” alle grandi responsabilità. Sin dall’inizio della mia carriera da professionista ho dovuto confrontarmi con grandi nomi del teatro desimoniano, che avevano ricoperto ruoli affidati poi a me nelle edizioni alle quali, fortunatamente, ho partecipato. E non mi riferisco solo a Fausta Vetere, storica Cenerentola ne “La Gatta”, ma anche a Brunella Selo che prima di me aveva interpretato “L’Opera dei Centosedici” con una compagnia di voci eccezionali (come Gianni Lamagna, Franco e Mario Castiglia, che furono poi “sostituiti” da me e da altri “giovani” in una seconda edizione).
La mia, più che responsabilità, è stata sempre una sorta di missione: reinterpretare al meglio opere che molti giovani non conoscevano e che non avrebbero avuto modo di conoscere se non le avessimo portate in giro. Non ho mai voluto ascoltare la Vetere per studiare “La Gatta Cenerentola”, perché non volevo assolutamente, nemmeno involontariamente, imitare il suo suono, la sua interpretazione. Ciò che canto passa attraverso quella che sono, quello che ho vissuto, quello che il brano in questione mi trasmette. Per il “Magnificat” dare spazio all’emozione è stato facile, il testo è carico di significato, ed interpretarlo nel Cimitero delle Fontanelle di Napoli ha significato davvero molto per me; non volevo cantarlo in una chiesa, desideravo un luogo che potesse essere in contrasto con la “Lux” che il brano del Maestro Frisina già possiede ed emana… essere circondata dalle “capuzzelle” è stato potente, ho cantato per loro, ho voluto omaggiare le anime di quel luogo, e tutte le anime tristi, cercando di veicolare un messaggio di rinascita e di riscatto.
Marina, sei accompagnata da uno straordinario Quartetto. Ce lo presenti unitamente alla Direzione artistica?
L’Ondanueve String Quartet è un quartetto d’archi campano che si propone di rinnovare l’immagine degli strumenti ad arco anche al di fuori della musica classica, per restituirle centralità rivisitandola in chiave moderna. Al suo attivo non mancano collaborazioni illustri, da Ferzen Ozpetek a Paolo Sorrentino. Con Andrea Esposito, violinista ed arrangiatore del quartetto, ci siamo occupati della “direzione artistica” da prendere: Andrea ha voluto fortemente coinvolgere anche Michele Maione, che si è occupato dell’ elettronica nel “Magnificat”, e che nei “live” suonerà anche le percussioni tradizionali. Insieme abbiamo scelto il repertorio. Insieme, anche con gli altri elementi, che sono Paolo Sasso (violino), Luigi Tufano (viola) e Marco Pescosolido (violoncello), percorreremo tutte le strade per far conoscere “LuxAnimae” al mondo (nome suggerito da Gigi Tufano ed approvato da tutti noi!). Ogni elemento di questa formazione fornisce il suo fondamentale apporto: Marco Pescosolido, appassionato di video, ha suggerito il videomaker John De Rosa, che ha realizzato il girato insieme a Pasquale Alessandro Stanzione. Un ottimo lavoro di squadra insomma, supportato, come sempre, anche dalla preziosa figura di mio marito Giuseppe, il Maestro Di Capua!
Marina, come e perché nasce questo progetto artistico/Culturale?
Nasce qualche tempo fa, da un desiderio comune di collaborare che non aveva ancora trovato modo d’essere. Poi, durante la pandemia, anche se a distanza, abbiamo iniziato a dare forma “viva” al progetto, che spazierà tra generi diversi, tra sacro e profano, popolare e colto. Si può dire che sia figlio della disperazione e dell’ inattività forzata di questo ultimo anno, che ci ha dato una motivazione in più per farlo venire alla luce, per farci sentire attivi ed operativi. Abbiamo approfittato del tempo lento per far crescere le idee.
Marina, ho riascoltato più volte la Tua versione del Magnificat ed è sorprendente non solo la duttile e imponente Vocalità che Ti contraddistingue ma l’elevata spiritualità con cui “tratti” la Musica sacra. Nella Tua esecuzione c’è la concentrazione della professionista – Credente, come se volessi davvero trasformare l’esecuzione in Preghiera, il Tuo talento e la Tua maestria a servizio di un messaggio autentico per lenire la sofferenza dell’umanità, anche quella dei gironi nostri data dalla pandemia. C’è una via nuova nei tuoi progetti musicali che riguardano il Sacro?
Il “sacro” mi accompagna da quando ero bambina, come tanti ho cantato in chiesa durante il periodo del catechismo, da adulta professionista poi nei periodi pasquali e natalizi con concerti di Gospel e Spirituals, durante cerimonie religiose gioiose, a volte drammatiche. Sempre interpretando musica sacra, che si è inserita nel mio repertorio concertistico in maniera prepotente in occasione del progetto “Invenzione a tre voci” con Enzo Pietropaoli e Gabriele Mirabassi, concerto eseguito anche con Javier Girotto, Daniele Sepe e Fulvio Sigurtà. Questa volta però la via è assolutamente NUOVA, la presenza dell’elettronica porterà un’onda fresca, un’onda innovativa… un’ONDANUEVE!!!
Nella foto Marina Bruno e l’ONDANUEVA String Quartet