L’emergenza Covid si inserisce in una emergenza strutturale di sistema di ben più vecchia data e sulla quale è necessario intervenire con radicalità e particolare urgenza per le conseguenze socio-economiche della pandemia.
A sostenerlo è il presidente di Confindustria, Carlo Bonomi, intervenuto al Sustainable Economy Forum promosso da San Patrignano: “Le fratture sociali italiane in continua crescita richiedono una modifica dell’offerta formativa pubblica, una revisione generale della sanità basata sull’adozione del modello ‘long life care’ necessario ad una società sempre più anziana, una reimpostazione della previdenza perché la nostra spesa pubblica sociale è si nella media europea, ma paurosamente sbilanciata a favore delle pensioni”.
Per il leader degli industriali anche fisco, costo del lavoro e sostegni vanno rinquadrati in un riordino organico delle politiche sociali: “Le entrate fiscali vanno sottoposte a una revisione profonda e organica. L’assegno unico votato in questi giorni dal Parlamento ha il merito di riunire sotto unico ombrello la molteplicità caotica di troppi disomogenei bonus a tempo per famiglie e figli disposti dalla politica in questi anni. Ma senza una revisione complessiva dell’Irpef che sani le attuali ‘divergenze’ accumulate con bonus e forfait senza un generale riordinino di detrazioni e deduzioni per imprese e famiglie, senza una valutazione unitaria dei disincentivi al lavoro e al reddito posti in essere dall’attuale fisco, nel nostro Paese noi continueremmo a disporre di decine e decine di miliardi di benefici che rischiano di non andare a chi davvero soffre il prezzo di 25 anni di scelte sbagliate”.
A preoccupare Bonomi, come imprenditore ma anche come cittadino, sono gli steccati, i compartimenti stagni in cui sembrano muoversi tutti i settori della amministrazione pubblica, dalla scuola, alla sanità, al lavoro, al fisco, “eredità del passato da difendere malgrado i dati dimostrino implacabilmente che hanno fallito e che vanno superate al più presto”. Per il presidente di Confindustria, insomma, la bassa partecipazione al mercato del lavoro, la rottura dell’ascensore sociale, il tema dell’integrazione delle donne, dei giovani, delle famiglie, se non affrontati dalla politica rischiano di determinare uno stato di emergenza permanente al di là di quello generato dalla lotta al Covid.