“Il lavoro per il Recovery Plan procede in modo efficace e il 30 aprile verra’ consegnato il programma all’Unione Europea. Il programma e’ molto robusto. C’e’ un piano integrato, senza soluzioni verticali ma in Italia sappiamo di essere lenti e di avere procedure molto complesse”. Cosi’ il ministro della Transizione Ecologica Roberto Cingolani a The Breakfast Club su Radio Capital. “Ci sono in ballo grandi infrastrutture e sappiamo che dobbiamo lavorare molto sulla catena dei permessi. Con il Recovery Plan possiamo trovarci in situazioni imbarazzanti: se ci mettiamo anni a dare permessi e a mettere in piedi infrastrutture, il rischio e’ che poi dovremmo restituire i soldi all’Unione Europea, perche’ abbiamo tempi certi e stretti. Non posso assicurare ora che tutti i soldi verranno spesi, ma l’impegno e’ enorme”.
Il ministro commenta anche la situazione dell’ex Ilva di Taranto:
“Non possiamo chiudere e mettere per strada migliaia di lavoratori ma neanche possiamo pensare che lo stato possa intervenire su tutto. Transizione vuol dire garantire un compromesso tra ambiente e sostenibilita’ sociale. Io domani non mi sveglio e cambio le tecnologie di un’impresa. Non si puo’ pensare di cambiare l’Ilva dall’oggi a domani. Il ponte sullo stretto? Mi lascia perplesso.
Li’ da un lato c’e’ una situazione di sismicita’ critica, dall’altro lato penserei piu’ a potenziare le infrastrutture fondamentali per Sicilia e Calabria. Per ora aspetterei, ma non ho studiato il progetto”.