Era la fine della seconda Guerra Mondiale e la caduta del fascismo quando con Regio Decreto del 31 luglio 1943, n. 687 (noto come Decreto Badoglio) venne imposta una rivisitazione normativa all’istituto di Polizia, ricostituendo il Corpo delle Guardie di Pubblica Sicurezza, con status militare, e soggetto, quindi, alla giurisdizione penale militare, come tuttora vige per tutte le Forze Armate, compresi l’Arma dei Carabinieri ed il Corpo della Guardia di Finanza.
L’istituto di Polizia ha una cospicua evoluzione iniziata col Regno di Sardegna, con le sue vicende storiche legate alla ripresa del potere dopo le imprese napoleoniche prima (1814) ed alla concessione dello Statuto Albertino poi (1848).
Anche nel secolo scorso il Corpo delle Guardie di Pubblica Sicurezza ha subito tormentati mutamenti e modificazioni organizzative determinati principalmente dalla spinta di avvenimenti politici e meno dalla volontà di dare uno stabile assetto ad una delle più importanti istituzioni dello Stato insieme all’altro Corpo di pubblica sicurezza, l’Arma dei Carabinieri.
Il Corpo delle Guardia di P.S. si ritrova, quindi, facente parte delle Forze Armate, ma con dipendenza dal Ministero dell’Interno, per compiti di tutela dell’ordine pubblico e della sicurezza pubblica, proprio per la primazia del ruolo di organizzazione per tali compiti, divenendo direttamente e completamente dipendente dalla Autorità Politica a ciò preposta a capo del citato Ministero, ma con plurime dipendenze (Autorità Giudiziaria, Autorità di Pubblica Sicurezza, Ministro della Difesa, Ministro dell’Interno, Vertici Militari della Difesa, Autorità Giudiziaria Militare).
Tale assetto organizzativo ed operativo rimase quasi inalterato fino alla fatidica data dell’entrata in vigore della legge sul nuovo ordinamento dell’Amministrazione della pubblica sicurezza, la n. 121 del 1981.
Occorreva una risposta ferma e decisa alle accresciute esigenze di ordine e sicurezza pubblica e, quindi, di difesa dei diritti della collettività che solamente un Corpo di polizia con un sistema organizzativo e di gestione operativa adeguati poteva farvi fronte; da qui i primi passi e le prime proposte normative, non disgiunte da sensibilizzazioni del personale che avanzava rivendicazioni democratiche di tipo organizzativo, organico ed anche sul fronte economico, oltre che sindacale, della cui attività permane escluso il diritto di sciopero.
La svolta si ebbe nel 1979, col Ministro dell’Interno pro-tempore Rognoni, con un disegno di legge di riforma dell’Amministrazione della Pubblica Sicurezza, divenuto da li a poco, legge dello Stato 1 aprile 1981, n. 121 a cui seguirono i necessari decreti attuativi.
Possiamo dire che, attualmente, la Polizia di Stato, incardinata nel Ministero dell’Interno, come il più importante ed imponente Dipartimento della Pubblica Sicurezza, è l’Organismo per eccellenza dello Stato che svolge molteplici compiti di polizia amministrativa e giudiziaria per la salvaguardia delle Istituzioni democratiche, con il personale delle varie specialità quali DIGOS, nonché le altre più familiari quali polizia stradale, ferroviaria, dell’immigrazione e delle frontiere, postale e delle comunicazioni, centro nautico e sommozzatori, reparto prevenzione crimine, servizio di polizia scientifica, servizio centrale operativo (SCO), servizio centrale di protezione, servizio aereo, squadre volante e mobile, reparto artificiere, reparti mobili, unita operative di pronto intervento, nonché il Gruppo Sportivo Fiamme Oro.
Al vertice del Dipartimento vi è il Capo della Polizia, attualmente nella persona del dr. Lamberto GIANNINI, nel suo ruolo di Direttore Generale della Pubblica sicurezza – vice direttore la dr.ssa Maria Luisa Pellizzari – con una struttura centrale presso il Viminale e strutture periferiche su tutto il territorio nazionale quali le Questure, i Commissariati ed altre unità minori. Egli proviene dal ruolo dell’amministrazione di polizia, a seguito della nomina a Prefetto, come tanti altri tra cui il primo fu Giuseppe Parlato nel 1976 a cui ne seguirono altri dirigenti generali, tra i quali Angelo Vicari, Vincenzo Parisi, Gianni De Gennaro ed Antonio Manganelli e da ultimo Franco Gabrielli, fino alla recente sua nomina a sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio, autorità delegata per la sicurezza della Repubblica.
Tali numerose nomine a Capo della Polizia, nel tempo, effettuate dall’organo di governo con nominativi scelti all’interno del Corpo denotano l’esistenza di fiducia ed elevata professionalità maturate da ognuno nei rispettivi lunghi ed impegnativi anni trascorsi nei vari compiti demandati alla Polizia.
Nel 1959 nacque il Corpo di polizia femminile per tematiche femminile per meglio poter investigare nello specifico tessuto sociale, bambini compresi; mentre dalla riforma del 1981 il reclutamento è esteso pariteticamente ad ambo i sessi.
Alla complessa attività del Corpo della Polizia di Stato, la legge istitutiva ha previsto l’Ufficio per il Coordinamento e la Pianificazione delle Forze di Polizia, nonché la relativa Scuola di Perfezionamento. Mentre nella novella legislativa del 1991 in materia di coordinamento antimafia venne previsto il Consiglio Generale per la lotta alla criminalità organizzata, nonché la Direzione Investigativa Antimafia, Organismo interforze che si interfaccia con la Direzionale Nazionale Antimafia, Organo della Magistratura requirente, creatura tanto sognata dal giudice Giovanni Falcone e che ambiva dirigere.
A livello centrale il Ministro dell’interno presiede l’organismo denominato Comitato Nazionale per l’Ordine e la Sicurezza che, a livello periferico, corrisponde al Comitato Provinciale, presieduto dal Prefetto, ora Ufficio Territoriale del Governo, cui prendono parte tutti i vertici degli organi di polizia ed altre autorità di volta in volta ritenute necessarie od opportune.
Un ringraziamento per l’impegno, l’abnegazione ed il sacrifico del passato con un pensiero alle vittime del dovere, tra cui il Commissario Luigi Calabresi, l’Ispettore Samuele Donatoni per la liberazione dell’imprenditore Giuseppe Soffiantini, il giovane Agente Antonio Annarumma ed Andrea Nicola Calipari, a Baghdad per la liberazione della giornalista Giuliana Sgrena.
Un grazie, altresì, per l’attuale impegno quotidiano e per quello che verrà per il mantenimento dell’ordine e della sicurezza per la civile convivenza nel rispetto della legalità e dei diritti costituzionalmente garantiti.