In questa settimana dovranno sciogliersi gli ultimi nodi, più formali che sostanziali, che finora hanno impedito di dare esecuzione alla nomina, nella persona di Giuseppe Conte, del nuovo capo politico del Movimento 5 stelle. Il primo nodo è forse rappresentato dal come superare l’impasse nel rapporto tra il Movimento e il giovane Casaleggio, titolare della piattaforma Rousseau, che probabilmente si vorrebbe utilizzare per far ratificare dagli iscritti il mutamento al vertice del partito.
DAL MOVIMENTO AL PARTITO
Si tratta, come si sa, di una questione soprattutto di soldi che Casaleggio rivendica dagli eletti del Movimento. Sarà possibile arrivare a una formula transattiva facilitata, anche sul piano delle pregiudiziali politiche, dalla determinazione di Beppe Grillo a mantenere valida la norma interna che propone di dare il limite massimo di due mandati rappresentativi per gli eletti ai vari livelli: una norma che proprio Casaleggio aveva difeso con forza nei giorni scorsi. L’impresa a cui si è accinto Conte è comunque molto più complessa e stimolante di questi aspetti, perché da lui si attende una integrale ridefinizione del ruolo e del profilo programmatico del M5S che, proprio sulla scia delle innovazioni promosse in questa legislatura, dovrebbe acquistare una vera forma di partito organizzato, con organi collegiali e radicamento sul territorio fino alla creazione di responsabili locali finora non previsti.
Non solo, perché alle novità organizzative corrispondano altrettante novità progettuali e ideali, il Movimento dovrà riorientarsi come forza riformatrice animata da una ispirazione che prenda le mosse dall’adozione dalle opportune riletture delle grandi tradizioni ideali che ispirarono la nascita della Repubblica e lo sviluppo prodigioso dell’Italia che fu definito “il miracolo economico”.
UN NUOVO ORIZZONTE RIFORMISTA
Tornano così attuali, prima delle dissertazioni inconcludenti su rivoluzioni, terzomondismi ed economie pianificate, i valori che si raccolgono nel solidarismo, base e anima delle grandi democrazie europee.
Nella prospettiva del rinnovamento e nella definizione di nuovi orizzonti forse tornerà utile a Conte l’ultimatum di Grillo sui due mandati; se restasse ne deriverebbe una fisionomia più riformista e moderata dei nuovi gruppi parlamentari dopo le prossime elezioni politiche e la qualità del loro servizio al Paese.