Le PMI sono il tessuto connettivo del nostro paese ed è li che si dovrebbero concentrare gli sforzi della politica per assicurare la ripartenza. Sono tanti i “lacciuoli” che le tengono intrappolate (burocrazia farraginosa e lenta, difficoltà di accesso al credito, etc.), ma La Discussione ritiene che le norme che regolano la Crif, la Centrale rischi delle banche, siano tra le principali zavorre per le imprese bisognose di ossigeno creditizio. Per questo continuiamo il nostro giro di opinioni dei partiti sulle modalità e la tempistica dell’iscrizione e disiscrizione dal registro dei cattivi pagatori ascoltando una voce autorevole, quella del già viceministro MEF nel governo Conte II, senatore Antonio Misiani, responsabile economia e finanze della segreteria nazionale PD di Letta.
Senatore Misiani, ritiene che si debba intervenire per modificare qualcosa nelle procedure della Crif?
Le centrali rischi private come CRIF SPA aiutano le banche e le finanziarie a valutare il merito creditizio dei propri potenziali clienti e svolgono un ruolo molto importante nella procedura di erogazione dei crediti. I dati relativi vengono cancellati automaticamente secondo tempi stabiliti dal Codice deontologico in vigore dal 2005. Le associazioni dei consumatori segnalano casi di segnalazione illegittima tra i cattivi pagatori e cancellazione tardiva. Credo che alla luce della grave crisi economica in corso sarebbe opportuno un confronto con Abi, le associazioni di categoria del credito al consumo e quelle dei consumatori sul monitoraggio del rispetto del codice e su quali miglioramenti sono possibili per garantire meglio i diritti dei debitori.
In che altro modo si potrebbe sostenere le Pmi?
La questione liquidità è una delle priorità che chiediamo al Governo di affrontare con il prossimo scostamento di bilancio. I nuovi prestiti garantiti dal Fondo centrale di garanzia hanno raggiunto i 150 miliardi e quelli gestiti da SACE superano i 22 miliardi. Qui il tema da affrontare è la tempistica di restituzione, che va allungata altrimenti molte imprese non riusciranno a rispettare le scadenze. La legge di bilancio 2021 l’ha portata a 15 anni per i prestiti inferiori a 30 mila euro, ora bisogna fare lo stesso per gli altri prestiti.
A fine giugno scade la moratoria sui prestiti. Che cosa proponete di fare?
La moratoria è uno strumento importante che bisognerà continuare a utilizzare finché perdura l’emergenza. Riguarda quasi 300 miliardi di prestiti a famiglie e imprese e, come lei ricordava, scade a fine giugno. Va prorogata fino a fine 2021, definendo successivamente un percorso graduale di ritorno alla normalità.
Se questo non accadesse, non si rischia di esporre famiglie e imprese alla “tentazione” di ricorrere a fonti di finanziamento illecite?
A differenza di quanto accadde con la crisi del 2008-2009, le garanzie statali sui prestiti hanno permesso di non interrompere i flussi di credito, salvando dal collasso centinaia di migliaia di imprese e famiglie. Ciò non toglie che sia necessario tenere alta l’attenzione (e la repressione) nei confronti dell’usura e, più in generale, della penetrazione della criminalità organizzata nel tessuto economico. Le mafie dispongono di abbondante liquidità. Garantire un regolare accesso al credito è la precondizione per evitare che l’economia mafiosa si allarghi a macchia d’olio.
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